CARMEN -Teatro Regio Torino-22 dicembre 2019

CARMEN -Teatro Regio Torino-22 dicembre 2019
Bizet non avrebbe mai immaginato che con la sua ultima opera, peraltro non apprezzata alla Prima, stesse costruendo una pietra miliare, una linea di demarcazione nel mondo dell’Opera. Carmen è senza dubbio un capolavoro ed in questo periodo natalizio è stato un grande dono ed una grande fortuna aver potuto vivere l’emozione e la commozione che inevitabilmente scaturisce dalle meravigliose note di Bizet!             CARMEN – Teatro Regio Torino 21 dicembre 2019 Carmen              Martina Belli Don José            Peter Berger Micaëla              Giuliana Gianfaldoni Escamillo           Andrei Kymach Frasquita           Sarah Baratta Mercédès           Alessandra Della Croce Il Dancaïre         Gabriel Alexander Wernick Il Remendado     Cristiano Olivieri Moralès              Costantino Finucci Zuniga               Gianluca Breda Lillas Pastia       Aldo Dovo Andrès               Marcello Spinetta Una guida          Giulio Cavallini   Giacomo Sagripanti direttore d’orchestra Stephen Medcalf regia Jamie Vartan scene e costumi Maxine Braham coreografia Simon Corder luci John Bishop ripresa luci Nicole Figini assistente alle scene Claudio Fenoglio maestro del coro di voci bianche Orchestra e Coro Teatro Regio Torino Andrea Secchi maestro del coro Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi” Allestimento Teatro Lirico di Cagliari Sul libretto di presentazione delle opere in cartellone del Teatro Regio, alla pagina su Carmen, si legge che sia Nietzsche che Čajkovskij dopo aver ascoltato l’ultima composizione di Bizet ne rimasero affascinati ed il primo asserì che ‘ascoltando quel capolavoro si diventa noi stessi un capolavoro’ ed è esattamente la sensazione di stupore, affascinamento ipnotico, quello che si è vissuto al Regio in questa recita Si sa l’opera è tutto, ma qui c’è di più, a partire dalla misurata, accorta e sensibile direzione di Giacomo Sagripanti per la prima volta sul podio del Regio di Torino; direzione colta e davvero attenta alle sfumature ed alle evocazioni ora di furore e rabbia, ora di tenerezze ed accoratezza, insomma sa estrapolare tutti i sentimenti di cui la composizione è ricca e traslarli all’ascoltatore ipnotizzandolo. A proposito di ipnosi ottima ipnotizzatrice è  Martina Belli, di cui non si può che esaltarne l’interpretazione, Inconfutabilmente nel ruolo, sia per fisicità che vocalità e temperamento,  è rigorosa, volubile, sensuale, carnale e diventa tenera per ritrovare la crudeltà  tessendo un capolavoro interpretativo di altissimo livello. Don Josè in questa versione è veramente il ragazzotto di paese che si porta appresso tutta la moralità  della allora cattolicissima Spagna e vive il retaggio dei limiti della provincia, ma che appena una donna sangue e passione lo invita, anzi lo incita all’amore carnale prima si perde in una infinità di titubanze per poi perde se stesso e tutto il suo trascorso. Peter Berger in Don Josè inizia non convincendo, ma man mano che la narrazione musicale si srotola diviene sempre più partecipativo ed anche vocalmente riflette un timbro migliore con buona estensione, dando in sostanza una prova apprezzata. Lo stesso vale anche per   Andrei Kymach in Escamillo che dopo un’apparizione poco carismatica si è evoluto in caratterialità, esponendo un colore ed un timbro decisamente consoni al ruolo. L’innalzamento degli applausi al proscenio di Micaëla , ovvero Giuliana Gianfaldoni, ben evidenzia quanto il pubblico abbia amato il personaggio, ma ancor più l’interpretazione, accorata e virtuosistica trasportata sulle ali dell’amore. La scenografia di Jamie Vartan, che crea anche i bei costumi è decisamente moderna, ma al tempo stessa classica, con pareti mobili che laddove necessario focalizzano  cinematograficamente la scena, costringendo lo spettatore all’attenzione; belli i colori e l’evocazione della plaza de toros, piuttosto che la manifattura tabacchi che si vede nell’interno. La regia di Stephen Medcalf è particolare e seppur con rimandi a regie...

MISERIA e NOBILTA’- Teatro Carlo Felice Genova – 25 febbraio 2018

MISERIA e NOBILTA’- Teatro Carlo Felice Genova – 25 febbraio 2018
Credo sia meritevole riscoprire i classici della nostra storia artistica e letteraria  e riuscire a rielaborarli in altra forma d’arte diversa dalla precedente, prolungandone la vita;  questo   percorso  tutela e salvaguardia il nostro patrimonio culturale che viene portato alla fruizione anche dalle nuove generazioni.   MISERIA e NOBILTA’ – Teatro Carlo Felice Genova – 24 febbraio 2018 di Marco Tutino Opera in due atti liberamente tratta dalla commedia di Eduardo Scarpetta, soggetto, sceneggiatura e libretto di Luca Rossi e Fabio Ceresa. Regia, Rosetta Cucchi Assistente alla regia, Stefania Panighini Scene, Tiziano Santi Assistente alle scene, Alessia Colosso Costumi, Gianluca Falaschi Assistente ai costumi, Nika Campisi Luci, Luciano Novelli Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice e Teatro Verdi Salerno. Direttore d’orchestra, Francesco Cilluffo Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice Maestro del Coro Franco Sebastiani Personaggi e interpreti principali: Bettina  Valentina Mastrangelo Peppiniello  Francesca Sartorato Gemma Martina Belli Eugenio Fabrizio Paesano Cameriere/Contadino Nicola Pamio Felice Sciosciammocca Alessandro Luongo Don Gaetano Alfonso Antoniozzi Ottavio Andrea Concetti Mimi DEOS: Luca Alberti, Luisa Baldinetti, Filippo Bandiera, Emanuela Bonora, Dario Greco, Erika Melli, Davide Riminucci, Francesca Zaccaria. Credit photo: Bepi Caroli     Ispiratosi alla vicenda scritta da Edoardo Scarpetta, Marco Tutino scrive la partitura per questa nuova opera  in prima mondiale ed in allestimento con Genova e Salerno. La curiosità è forte soprattutto dopo il successo de ‘La Ciociara’ sempre di Tutino: le attese non vanno deluse neppure al Carlo Felice, già al primo ascolto della gradevole composizione che utilizza anche il valzer ed alcune dotte citazioni da arie operistiche e canzoni napoletane. Fin dalle prime battute si entra in sintonia con la musica dolce e vigorosa al tempo stesso, affidata all’appassionata direzione del  giovane direttore Francesco Ciluffo che  imprime forza descrittiva  e poesia. Gli elementi scenici riconducono al verismo cinematografico e la vicenda si svolge in una Napoli dell’immediato dopoguerra, nei giorni del referendum per scegliere tra monarchia e repubblica! I mestieri di muratore, barbiere, lavandaia e stiratrice vengono ovviamente tutti svolti in strada a far da naturale fondale scenico alla miseria che ha segnato quegli anni. Gli spaghetti fumanti sono attesi dal pubblico come la marcia trionfale nell’Aida e gli spaghetti arrivano, fumanti e tanti, pronti a sfamare, almeno per un giorno, i diseredati per cause politiche o sociali. Nel momento della ‘spaghettata’ la musica si fa ampia e porta alla naturale commozione.  Il secondo atto si svolge invece nell’abitazione di Don Gaetano e tra sostituzioni di persona e ritrovamenti di madre e figlio si giunge al lieto fine che conclude l’opera. La regia di Rosetta Cucchi è attenta ai particolari e fa muovere i personaggi con grande realismo. Le scene di Tiziano Santi rimandano alla classicità, escludendo ovvietà ed i costumi di Gianluca Falaschi anche in questo caso sono studiati in ogni dettaglio e calibrati ai ruoli. Apprezzato anche il coro diretto da Franco Sebastiani.   Venendo al cast, si può a buon diritto dichiarare che è di buon livello. Nei panni di Felice Sciosciammocca troviamo Alessandro Luongo con buona presenza scenica e voce arrotondata dai colori ambrati.   Valentina Mastrangelo nei panni di Bettina trae voce squillante ed armoniosa, così come Martina Belli  che nel ruolo di Gemma sfodera agilità e facilità negli acuti. Peppiniello è affidato al mezzo-soprano Francesca Sartorato  che si esprime con vivacità e bel colore.  Fabrizio Paesano interpreta il ruolo di Eugenio con scioltezza e buona intonazione e Nicola Pamio da vita prima al contadino e poi al cameriere con grande sicurezza. Andrea Concetti non delude mai con i bei colori scuri...