GIANNI SCHICCHI – Teatro Coccia Novara – 14 dicembre 2018

GIANNI SCHICCHI – Teatro Coccia Novara – 14 dicembre 2018
Mentire è possibile nella vita, ma in teatro molto meno e con l’Opera lirica non si può proprio! Il Coccia di Novara, senza presunzione alcuna sta navigando a vele spiegate verso traguardi importanti ed anche nella selezione delle opere e dei progetti punta alla ricercatezza qualitativa. L’opera in questione è senza alcun dubbio una delle opere che mi divertono di più ed in cui apprezzo il “geniaccio” di Puccini che anche tra le uniche risate che provoca con le sue opere,  riesce a creare dei momenti di commozione.   GIANNI SCHICCHI – Teatro Coccia Novara 14 dicembre 2018 Opera comica in un atto Musica di Giacomo Puccini, su libretto di Giovacchino Forzano Con Federico Longhi, nel ruolo di Gianni Schicchi Cast cantanti selezionati tra i partecipanti all’Accademia di perfezionamento in Canto Lirico d’Orchestra della Fondazione Teatro Coccia Regia Davide Garattini Raimondi Direzione d’orchestraNicolò Jacopo Suppa selezionato tra i partecipanti all’Accademia di perfezionamento in Direzione d’Orchestra della Fondazione Teatro Coccia Orchestra del Teatro Coccia Scene Lorenzo Mazzoletti Costumi Silvia Lumes in collaborazione con Cooperativa Sociale EMMAUS di Novara Luci Ivan Pastrovicchio Produzione Fondazione Teatro Coccia   Gianni Schicchi FEDERICO LONGHI  Lauretta LEONORA TESS Marco FABIO LA MATTINA Zita NIKOLINA JANEVSKA Rinuccio MAURO SECCI Gherardo GIUSEPPE DI GIACINTO Nella CLAUDIA URRU Betto MARIO TAHTOUH Simone VSEVOLOD ISCHENCO Ciesca ANGELA SCHISANO Spinelloccio / Amantio DAVIDE ROCCA Pinellino YANG GUO Guccio FILIPPO ROTONDO Accademia di Perfezionamento di Canto Lirico della Fondazione Teatro Coccia Nel ruolo di Buoso PAOLO LAVANA dalla Scuola di Teatro Milano Quelli di Grock     Il 14 dicembre 1918 il Metropolitan di New York vede la prima rappresentazione assoluta del Gianni Schicchi, unica opera comica (ma comica proprio tanto) del vanto italiano,  Giacomo Puccini. Il 14 dicembre 2018 l’anniversario viene ovviamente celebrato a Torre del lago Puccini ed  alle ore 20 anche al visionario  teatro Coccia di Novara: la direttrice Corinne Baroni con il direttore musicale Matteo Beltrami, il regista Davide Garattini Raimondi, il   Segreterio artistico/Casting manager  Renato Bonajuto e la piacevole intrusione di Enrico Beruschi,  tutti insieme hanno presentato l’opera in modo colloquiale e raccontando alcuni particolari circa la messa in scena. Gli interpreti sono il risultato di una accurata selezione d’Accademia, infatti su ottanta  iscritti, vengono scelti una cinquantina  ed alla fine ammessi al palco sono una ventina. Anche  il giovane direttore, Nicolò Davide Suppa, proveniente dal Conservatorio Verdi di Milano è il frutto dell’Accademia: con bel gesto ampio e misurato, senza protagonismi o facili gestualità spettacolari ha diretto con passione e serietà, riuscendo a coinvolgere gli orchestrali con sicurezza e buona intesa. La regia di   Davide Garattini Raimondi, presenta molti spunti interessanti, di discussione e di innovata ricerca. La narrazione viene ambientata direttamente sul palco del Coccia, senza fondali e quinte, divenendo il palco stesso l’abitazione di Buoso Donati, che in questa interpretazione non muore (nonostante diverse casse da morto in scena), ma soggiace alla morte dell’intelletto, ovvero impazzisce; il ruolo di Buoso è affidato a Paolo Lavana che da ottimo attore mima il ruolo con impressionante verismo. Sempre a proposito di regia è interessante la scelta di aprire l’opera con la Sinfonia ‘Crisantemi’ di Puccini, superando la filologicità con una opportuna scelta che ha consentito di vedere da subito gli interpreti in scena a mimare quanto stava per accadere ed iniziando a lasciare gli abiti consueti per indossare quelli dei personaggi del 1299,  in un abile gioco di costumi ideati estrosamente da Silvia Lumes. Dalla barcaccia di sinistra  dal palco, un signore distinto con una giovane fanciulla osservano quanto sta accadendo e si scoprirà che i due altri non erano che Gianni Schicchi e la figliola Lauretta.   Le scene di...

Il castello di Kenilworth – Donizetti Opera Festival 2 dicembre 2018

Il castello di Kenilworth – Donizetti Opera Festival 2 dicembre 2018
Bergamo sta divenendo tappa obbligata per i melomani e per i cultori della ricerca e della proposta che al Donizetti Opera Festival sono peculiarità vive e brillanti; ogni elemento della costruzione dell’opera rappresenta un tassello importante e qui ogni tassello è trattato come un gioiello prezioso. Il castello di Kenilworth – Donizetti Opera Festival 2 dicembre 2018 Melodramma di Andrea Leone Tottola Musica di Gaetano Donizetti Elisabetta             Jessica Pratt Amelia                  Carmela Remigio Leicester               Francisco Brito Warney                 Stefan Pop Lambourne          Dario Russo Fanny                   Federica Valli Direttore              Riccardo Frizza Regia                    Maria Pilar Pérez Aspa Scene                      Angelo Sala Costumi                 Ursula Patzak Lighting design    Fiammetta Baldiserri Assistente regia   Federico Bertolani Assistente costumi  Nika Campisi Orchestra Donizetti Opera Coro Donizetti Opera Maestro del coro Fabio Tartari Nuovo allestimento e produzione della Fondazione Teatro Donizetti   Il castello di Kenilworth  è la prima opera di Gaetano Donizetti che vede contrapposte due donne, ove le diverse sfumature femminili si confrontano nel duello dei sentimenti, del potere e del perdono. Dopo “Il Castello” vedranno la luce altre opere di ispirazione storica inglese dove sono i ruoli femminili ad essere primari: Anna Bolena,  Maria Stuarda e Roberto Devereux.  Il castello di Kenilworth  rappresenta anche la linea di demarcazione tra le opere donizettiane  che stanno lasciando il classico dramma per raccontare drammi più romantici e lasciare anche alle spalle la fruttuosa impronta di Gioacchino Rossini.   In contrapposizione all’Enrico di Borgogna, vista la settimana scorsa, ne Il castello la scenografia di Angelo Sala  è ridotta all’essenziale, ma la pedana con piano inclinato favorisce ottima prospettiva d’insieme impreziosita dalle luci disegnate da Fiammetta Baldisseri che ha privilegiato i chiaro scuri optando per tinte contemporanea come i toni di tortora sfumati di lilla, piuttosto che i grigi che guardano al blu.  Illuminati da queste belle luci i costumi tagliati classicamente da Ursula Patzak hanno un risalto importante che imprime caratterialità ad ogni personaggio. Circa la regia, che ha saputo sfruttare l’ingresso e l’uscita degli arredi di scena a cura del coro in vero e proprio movimento o flash d’immagine che si staglia contro il fondale , è giusto ricordare anche l’Assistente alla  regia Federico Bertolani, così come il merito va riconosciuto anche a Nika Campisi, assistente ai costumi.   Il Coro del Donizetti Opera è punto di riferimento sia per le abilità interpretative attoriali, che ovviamente per la resa vocale di pregio e sotto la direzione di Fabio Tartari tratteggia espressività e pregevolezza. L’orchestra Donizetti Opera sotto la guida brillante di Riccardo Frizza ha creato belle atmosfere romantiche fin dall’ouverture; sfumato e delicato il momento con l’Armonica a bicchieri, ovvero  la glassa armonica con l’aria di  Amelia che viene veramente vissuto come  il preludio alla Lucia di Lammermoor, che sempre al San Carlo di Napoli verrà rappresentata sei anni dopo.  Proprio a proposito di questo importante tratto dell’opera è bello parlare di   Carmela Remigio che svela tutte le sue capacità interpretative sfoggiando le qualità dell’attrice di teatro unite ad una vocalità di tutto pregio  che morbidamente emoziona e poi coinvolge con acuti brillanti: cammina su un tavolo che diventa passerella e con una carica notevole ipnotizza lo spettatore; in “alimenti ancor nel seno” il bel colore e le agilità esplodono con voce squillante. Fanny è interpretata da Federica Valli che con le poche battute affidatele rivela caratterialità e precisione nella brillante emissione. Dario Russo espone un buon colore nel ruolo di Lambourne, mentre il difficile ruolo di...

ENRICO di BORGOGNA – Donizetti opera Festival 2018 (25 novembre)

ENRICO di BORGOGNA – Donizetti opera Festival 2018 (25 novembre)
Se Parigi val bene una Messa Bergamo val bene un’ Opera di Gaetano Donizetti e grazie alla visione dell’Organizzazione bergamasca da qualche anno il Festival acquista sempre più valore e suscita sempre più interesse tra il pubblico di melomani ed appassionati di lirica.   ENRICO DI BORGOGNA – Donizetti Opera Festival 2018 Melodramma per musica di Bartolomeo Merelli Musica di Gaetano Donizetti   Prima rappresentazione: Venezia, Teatro Vendramin San Luca, 14 novembre 1818 Revisione critica a cura di Anders Wiklund (2018)   Enrico Anna Bonitatibus Pietro Francesco Castoro Elisa Sonia Ganassi Guido Levy Sekgapane Gilberto Luca Tittoto Brunone Lorenzo Barbieri Nicola Matteo Mezzaro Geltrude Federica Vitali   Direttore Alessandro De Marchi Regia Silvia Paoli Scene Andrea Belli Costumi Valeria Donata Bettella Lighting design Fiammetta Baldiserri Assistente alla regia Tecla Gucci   Academia Montis Regalis Coro Donizetti Opera Maestro del coro Fabio Tartari  Nuovo allestimento e produzione della Fondazione Teatro Donizetti in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia Diciamo che l’espediente del ‘teatro nel teatro’ è cosa vista e rivista, ma in Enrico di Borgogna al Donizetti Opera Festival 2018, l’illuminata regista  Silvia Paoli, non creato un giochino da nulla, ma anzi ha saputo ricreare un’atmosfera molto particolare che io amo molto: l’atmosfera del backstage, che in questo caso è stata riportata in frontstage con tutto quello che ne deriva. L’idea dell’ambientazione nell’ideale teatro Vendramin San Luca che ne vide la prima  rappresentazione esattamente 200 anni fa, del regista, del suggeritore, del trova robe e degli attrezzisti in bella mostra, così come a vista l’ingresso e l’uscita degli interpreti  su questo palco girevole che un po’ è sipario ed un po’ è retro palco in fase di organizzazione, è per me semplicemente geniale oltre che estremamente divertente.  Le luci ben studiate ed opportunamente utilizzate dal design di Fiammetta Baldissera hanno coadiuvato anche l’allegra scenografia di Andrea Belli  con l’assistente Tecla Gucci, che in una fantasmagoria di colori ha accolto i costumi sgargianti, fantasiosi ed anche un pò circensi di Valeria Donata Bettella a cui va un applauso anche per le ridicoleggianti parrucche. Insomma un’opera seria, nelle mani di gente capace, è diventata un’opera ricca di fantasia  e di calamitante attenzione. La scrittura guarda al passato  tra marcati rimandi rossiniani con anche  l’utilizzo del fortepiano; Alessandro De Marchi,  ottimo conoscitore ed esperto di tal genere musicale, ha infatti diretto con maestria e caparbietà coinvolgendo la sua orchestra, l’Accademia Montis Regalis,  fino a trarne una esecuzione davvero brillante ed assolutamente piacevole. Altro buon merito va rivolto al Coro Donizetti Opera che si avvale di validi artisti a tutto tondo che sotto la direzione di Fabio Tartari  esprimono sfumature di grande interesse per vocalità e poi anche per interpretazione attoriale. Il cast di tutto pregio ha visto Anna Bonitatibus nel ruolo del titolo en travesti, affrontato con  l’acquisita solida tecnica,  arricchita da pregevolezza vocale che le hanno consentito abilmente di cogliere le sfumature anche delle note più alte affidate al suo personaggio reso con brillantezza.  Sonia Ganassi riveste i  panni di Elisa che sa esprimere con agilità, timbricità e grande forza interpretativa con il colore caldo ed ambrato che la contraddistingue. L’altra donna in scena è Federica Valli che con ironia scenica  e capacità vocale ha interpretato Gertrude in modo più che brillante.   Enrico di Borgogna è certamente opera poco rappresentata, ma in questa particolarissima edizione si ha dettagliatamente avuto modo di apprezzarne l’insieme. Pietro il pastore incontra Francesco Castoro quale interprete apprezzato per un bel colore ed impostazione tenorile  caratterizzata da pienezza morbida e armoniosa. Levi Sekgapane interpreta Guido e seppur con voce non penetrante, interpreta...

L’Elisir d’Amore – Teatro Regio di Torino – 18 novembre 2018

L’Elisir d’Amore – Teatro Regio di Torino – 18 novembre 2018
Fuor di polemica, ma con occhio disilluso ed ormai avvezzo alle diverse situazioni,  non posso che rilevare che continuiamo ad essere  ‘tempestati’ di informazioni, annunci e promesse che sistematicamente vengono disattese e tradite ed il grande pubblico dimentica immediatamente il tradimento per ridare fiducia all’improbabile imbonitore,  che magari non ha neppure un minimo di carte in regola! L’elisir d’amore –Teatro Regio di Torino – 18 Novembre 2018 Melodramma giocoso in due atti Libretto di Felice Romani da Le Philtre di Eugène Scribe Musica di Gaetano Donizetti   Personaggi Interpreti Adina, ricca e capricciosa fittaiuola soprano Lavinia Bini Nemorino, coltivatore, giovane semplice, innamorato di Adina tenore Giorgio Berrugi Il dottor Dulcamara, medico ambulante baritono Roberto de Candia Belcore, sergente di guarnigione nel villaggio baritono Julian Kim Giannetta, villanella soprano Ashley Milanese L’assistente del dottor Dulcamara mimo Mario Brancaccio Maestro al fortepiano Luca Brancaleon Direttore d’orchestra Michele Gamba Regia Fabio Sparvoli Scene Saverio Santoliquido Costumi Alessandra Torella Luci Andrea Anfossi Assistente alla regia Anna Maria Bruzzese Maestro del coro Andrea Secchi   Orchestra e Coro del Teatro Regio Allestimento Teatro Regio di Torino   Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani da Le Philtre di Eugène Scribe e  musica di Gaetano Donizetti. Adina, ricca e capricciosa fittaiuola è interpretata dal soprano Lavinia Bini con freschezza ed allegria, con bella voce e facilità negli acuti ed agilità.  Nemorino, coltivatore giovane e semplice, innamorato di Adina incontra il tenore Giorgio Berrugi che decisamente nel ruolo, sia vocalmente con bel timbro caldo e sovente ambrato, che per presenza scenica e possesso del palcoscenico.   Belcore, sergente di guarnigione nel villaggio è interpretato dal baritono Julian Kim già apprezzato in precedenti produzioni torinesi: presenta un bel fraseggio ancor più apprezzato in Kim che vanta anche un buon tono e buona interpretazione. Il ‘faccendiere anche un po’ imbroglione’ dottor Dulcamara, medico ambulante è in questa edizione interpretato dal solido Roberto de Candia che affermato oramai sulle scene internazionali non delude mai, anzi ogni volta convince nel ruolo; reduce dal debutto in Rigoletto al Coccia di Novara, qui cambia registro interpretativo e torna al ruolo buffo brillante che gli ha consegnato meritatamente la fama.  Ashley Milanese  interpreta la villanella Giannetta, con grande vivacità e briosità, valorizzata da voce non indifferente. L’assistente di Dulcamara è il mimo Mario Brancaccio ed il maestro al fortepiano è Luca Brancaleon. Il direttore d’orchestra è il giovane Michele Gamba ascoltato per la prima volta ed apprezzato per la simpatica semplicità ed il rispetto con cui si pone di fronte all’orchestra, al pubblico ed alla partitura; con gesto chiaro ed attento non indulge nell’attesa degli applausi, ma riversa ogni sua attenzione alla riuscita dell’insieme.  L’oramai nota regia è di  Fabio Sparvoli, le scene di Saverio Santoliquido, i  costumi di  Alessandra Torella, le luci di  Andrea Anfossi ed assistente alla regia Anna Maria Bruzzese. Il coro in Elisir è protagonista e parte decisamente di rilievo: il coro del Regio si annovera certamente tra i migliori, se non il migliore del panorama nazionale e sotto l’attenta guida di Andrea Secchi anche in questa produzione ha dato  un ottimo risultato. L’elisir d’amore, opera in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani, è a buon diritto  ritenuta una delle opere più buffe del repertorio italiano, anche se raggiunge punte di indicibile liricità ne ‘la furtiva lagrima’ in questa edizione nella commovente interpretazione di Berrugi. Andata in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano è sovente inclusa in cartellone, proprio per la...

MOSE’ in EGITTO – Teatro Coccia Novara – 16 Novembre 2018

MOSE’ in EGITTO – Teatro Coccia Novara – 16 Novembre 2018
Riguardo ai teatri di tradizione di cui il Coccia di Novara è splendente stella nell’omonimo firmamento, mi corre sinceramente il dovere ed il piacere  di apprezzarne ancora una volta gli sforzi, l’impegno ed il non scontato risultato che meritoriamente  viene di volta in volta raggiunto ed applaudito. Mosè in Egitto – Teatro Coccia Novara- 16 novembre 2018 Azione tragico-sacra in tre atti Musica di Gioachino Rossini, su libretto di Andrea Leone Tottola Regia Lorenzo Maria Mucci Direzione d’orchestra Francesco Pasqualetti Orchestra della Toscana Scene e Costumi di  Josè Yaque con Valentina Bressan realizzati da Officina Scart di Waste recycling – Gruppo Erambiente Luci Michele Della Mea Coro Ars Lyrica Allestimento della Fondazione Teatro di Pisa Coproduzione Fondazione Teatro di Pisa, Fondazione Teatro Coccia di Novara e Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, in collaborazione con Opéra Théàtre de Metz Mètropole Faraone ALESSANDRO ABIS Amaltea SILVIA DALLA BENETTA Osiride RUZIL GATIN Elcia NATALIA GAVRILAN Mambre MARCO MUSTARO Mosè FEDERICO SACCHI Aronne MATTEO ROMA Amenofi ILARIA RIBEZZI Opera poco rappresentata trova spazio a Novara, dove la ricerca della proposta è di casa! Dopo il successo a Pisa, Mosè trova ottima accoglienza al Coccia che vanta una platea decisamente interessata e direi in buona parte competente o almeno appassionata. La realizzazione è improntata alla semplicità e vanta l’attenzione ad uno dei più massicci problemi contemporanei, ovvero i rifiuti e la possibilità di riciclo qui valorizzata con  le scene ed i costumi di  Josè Yaque con Valentina Bressan realizzati da Officina Scart di Waste recycling – Gruppo Erambiente che nulla hanno tolto alla realizzazione, ma che anzi l’hanno resa particolare, quindi attrattiva. La regia di Lorenzo Maria Mucci non è molto movimentata, ma attagliata ad un’opera che può essere realizzata con una certa staticità, risolve la possibilità di lasciare ampio margine al canto. Il Coro Ars Lyrica sorprende per l’ottimo affiatamento insieme all’orchestra della Toscana per la purezza del suono, che grazie anche  all’attenta bacchetta del pisano Francesco Pasqualetti, danno  veramente una buona cifra interpretativa a sostegno del vigore impresso dal direttore alla partitura rilevante; ancor giovane, ma oramai affermato in tutto il mondo Pasqualetti affronta lo spartito con piglio e rinnovata sicurezza, riservando le giuste cure ed attenzioni alla buca ed al palcoscenico. Gli interpreti non sono tutti così noti, ma la riuscita della messa in scena sottolinea ancora una volta quanta bravura ci sia nel teatro d’opera  italiano. Alessandro Abis interpreta con incisività ed un piglio meditato il ruolo di Faraone con timbricità da basso che conferisce autorevolezza al personaggio.  Il ruolo della regina Amaltea viene affidato all’esperta e sicura Silvia dalla Benetta che imprime forte personalità al personaggio elevandolo a protagonista. Natalia Gravilan tratteggia Elcia con notevole sicurezza interpretativa affascinando con i piani che coinvolgono gli animi più sensibili. La scena è pressoché fissa e statica e lascia a Ruzil Gatin di esprimersi con un timbro caldo ed una colorazione definita  per disegnare il ruolo di Osiride in modo decisamente personale ed attento che fa presupporre anche palcoscenici internazionali. Marco Mustaro in Mambre, Matteo Roma in Aronne e Ilaria Ribezzi in Amenolfi riescono ad imprimere un forte significato ai rispettivi personaggi che grazie alla loro interpretazione divengono ruoli da  reali comprimari. Il ruolo del titolo, Mosè è affidato a Federico Sacchi che pur in presenza di un’annunciata indisposizione affronta il ruolo, con un interessante volume ed esperta scenicità. La Musica vince sempre Renzo Bellardone   Credit fotografico Mario...