TEATRO COCCIA –NOVARA- IL BUGIARDO” 21 febbraio 2016

TEATRO COCCIA –NOVARA- IL BUGIARDO” 21 febbraio 2016
TEATRO COCCIA –NOVARA- IL BUGIARDO” 21 febbraio 2016 IL BUGIARDO  di Carlo Goldoni – adattamento di Alfredo Arias e Geppy Gleijeses Al teatro Coccia di Novara, teatro di tradizione, domenica 21 febbraio è andato in  scena IL BUGIARDO di Carlo Goldoni nella trasposizione ed adattamento di Alfredo Arias regista e Geppy Gleijeses. Alfredo Arias, nella sua regia,  ha portato sul palco le MASCHERE, senza le maschere sul volto, tranne Mauro Gioia che ha  composto le musiche originali   e cantato dal vivo. L’originale ambientazione è stata realizzata con  assi di legno in verticale  e poche sedie rustiche; un filo di luci per l’accensione al finale, qualche palloncino colorato e nulla più, eppure non è mancato nulla! Le scene ed i costumi ‘fedeli’, ma reinterpretati sono di Chloe Obolensky, storica collaboratrice di Peter Brook. Lo spettacolo ha avuto inizio con Lorenzo Gleijeses  (Arlecchino e Brighella) che simulando la famiglia di artisti ‘Cannavacciuolo’ ha annunciato gli attori prima di dare inizio alla rappresentazione. Bravi tutti ad essere riusciti in 100 minuti a far rivivere le atmosfere goldoniane  pescando nelle due grandi tradizioni del teatro italiane: Venezia e Napoli. Alla fine del primo atto, invece dell’intervallo, una simpatica intrusione di teatro nel teatro con i personaggi che per un momento son tornati interpreti, serenamente confabulanti ed in modo delicato hanno introdotto il secondo atto. Quasi un’equivoco stravagante, forse una ricerca di se stesso  o semplicemente la leggerezza della vita fatta brillare attraverso una lunga serie di bugie che alleggeriscono e confondono in una sarabanda di situazioni reali o finte in un continuo intrecciarsi fra di loro! Simpatici ed abili gli attori: Geppy Gleijeses  è il ‘bugiardo’ agile e lesto in scena e verbalmente; Lorenzo Gleijeses agilissimo ed acrobatico ha notevolmente contribuito all’azione scenica. Mauro Gioia  è apparso come un efficace e serioso don Ottavio, come Luchino Giordana ha simpaticamente reso il ruolo di Florindo. Il dottor Balanzone ha incontrato (o viceversa) Luciano d’Amico che ammiccando con passo traballante e bastone da ipovedente  ha strappato sane risate. Andrea Giordana ha offerto la sua partecipazione interpretando un inconsueto, quanto apprezzato Pantalone. Le più che brillanti donne son state     Valeria Contadino nel doppio ruolo di Beatrice e Cleonice  e Marianella Bargilli coprotagonista nei panni effervescenti di Rosaura. Renzo...

IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO -Teatro alla Scala Milano- 13 febbraio 2016

IL  TRIONFO  DEL  TEMPO  E  DEL  DISINGANNO -Teatro alla Scala Milano- 13 febbraio 2016
IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO –Teatro alla Scala di Milano Musica di Georg Friedrich Händel Libretto di Benedetto Pamphilij Bellezza                Martina Janková Piacere                 Lucia Cirillo Disinganno           Sara Mingardo Tempo                   Leonardo Cortellazzi Maestro al calvicembalo ed all’organo          Gianluca Capuano Direttore               Diego Fasolis Regia                             Jürgen Flimm e Gudrun Hartmann Scene                             Erich Wonder Costumi                Florence Von Gerkan Lighting Designer  Martin Gebhardt Coreografia           Catharina Lühr   Nell’ultimo giorno di Carnevale, al Teatro alla Scala di Milano è di scena l’allegoria! Il sapore del ‘senza tempo’ aleggia all’interno di una sorta di American Bar, dove sfilano diversi personaggi (e ad un certo punto una vera sfilata di moda sull’alto bancone a guisa di passerella):  diversi fra loro, ma tutti si dibattono tra le attese, le illusioni e le prese di coscienza di quello che è la sostanza della vita umana. La trasposizione ai giorni nostri, con intrusioni settecentesche, ha reso  brillantemente  e godibile un’opera che geniale ai tempi della composizione, a distanza di oltre 300 anni va gustata con atmosfere più vicine e comprensibili agli stili di questa, seppur discutibile,  moderna società. Il tema è noto a tutti gli umani: la gioventù reca con se i segni della Bellezza ed assapora il gusto del Piacere, ma inesorabile il Tempo scorre ed il Disinganno toglie il velo dell’illusione per fare accettare la realtà e ad essa adeguare il nuovo ed ultimo stile di vita. La lettura dei diversi simbolismi inseriti nell’allestimento non è sempre immediata, mentre alcune gestualità sono rappresentative ed efficaci come le tovaglie alzate contemporaneamente dai camerieri ai tavoli e gettate a terra con noncuranza, così come i veli delle illusioni cadono man mano che la vita scorre. Diego Fasolis, il direttore d’orchestra, non ha certo bisogno di presentazioni trattandosi di uno del massimi esponenti nell’ambito della Musica antica; anche in questa occasione ha saputo rispettare la partitura  e seguire il canto con solida tecnica ed animo partecipe; l’attualizzazione registica di Flimm e Hartmann, come anzi detto è risultata gradevole grazie anche alle belle scene con  contaminazioni tra classico ed ipermoderno di Wonder. Le luci di Gebhardt hanno dato risalto agli ori ed agli argenti accentuando il significato del ‘valore temporale’; delicata la coreografia di    Lühr in abbinamento ai costumi anch’essi di stili diversi di Von Gerkan. Le voci decisamente interessanti! La Bellezza ha incontrato in Martina Janková un’interprete di efficacia assoluta per l’immedesimazione  sofferta e sconcertata, offrendo   bei colori argentini negli acuti e preziosamente ambrati nei toni bassi. Tutti i cantanti decisamente a proprio agio e di buona presenza scenica hanno convinto  e così anche Lucia Cirillo nel ruolo del Piacere reso con seduzione e caparbietà avvalorate da voce e timbro gradevoli all’ascolto: commovente il ‘lascia la spina..’. Veniamo ora ai contrapposti ruoli: il Tempo è stato interpretato da Leonardo Cortellazzi con un lieve senso di impazienza evidenziatosi allo scadere dell’intervallo quando, al rientro in platea, il pubblico lo ha già trovato sul palco a passeggiare con fare irrequieto; il  tenore dalla voce armoniosa e dolcemente arrotondata ha raggiunto un buon risultato. Sara Mingardo nel ruolo del Disinganno, beffardamente conscia degli effetti del trascorrere del Tempo, ha affrontato Bellezza portandola a lasciare il Piacere terreno per convertirsi a più elevati ed eterni valori. Il superbo contralto ha dato una lettura decisa, ricca di colori e vibranti emozioni. Al pubblico del 2016 poco importa dei rapporti veri o presunti che intercorsero tra Händel ed il cardinal Pamphilij, ma è ben lieto che la composizione  sia giunta fin qui...

IL TURCO IN ITALIA – Teatro Municipale di Piacenza – 31 gennaio 2016

IL TURCO IN ITALIA – Teatro Municipale di Piacenza – 31 gennaio 2016
IL TURCO IN ITALIA Gioachino Rossini Dramma buffo in due Atti su libretto di Felice Romani Personaggio ed interpreti Selim: Simone Alberghini Donna Fiorilla: Leonor Bonilla Don Geronio: Marco Filippo Romano Don Narciso: Boyd Owen Prosdocimo: Andrea Vincenzo Bonsignore Zaida: Loriana Castellano Albazar: Manuel Amati Giovanni Di Stefano, direttore Federico Bertolani, regia Claudio Schmid, luci Scene e costumi realizzati da Giulia Zucchetta, Federica Miani, Accademia di Belle Arti di Venezia ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA Corrado Casati, maestro del coro Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro Alighieri di Ravenna NUOVO ALLESTIMENTO Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Comunale di Treviso Opéra-Théâtre de Metz Métropole   Rossini? Turco? Divertimento assicurato dalla prima nota all’ultima ! Se poi aggiungiamo una simpaticissima messa in scena ed un ‘BUON ‘cast il gioco è fatto e nessuno torna a casa deluso! Così è stato anche per ‘Il Turco in Italia’ rappresentato al Municipale di Piacenza a fine gennaio. La vivace Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da un attento e gioioso Giovanni Di Stefano è risultata frizzante e coinvolgente. Il Coro del Teatro Municipale diretto da Corrado Casati è piaciuto sia per la parte vocale che per l’interpretazione attoriale.  La Regia curata da Federico Bertolani è stata accolta con favore in quanto ricca di idee, gags contestualizzate e simpatiche intrusioni tra il pubblico; le semplici ed efficaci scene ed i costumi realizzati da Giulia Zucchetta e Federica Miani dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, unite alle definite luci di Claudio Schmid,   hanno contribuito in modo determinante alla riuscita. L’attesa di questo ‘Turco’ era sentita anche perché sollecitata da un flash mob dei giorni precedenti alla prima: ottima trovata pubblicitaria che ha sicuramente solleticato gli interessi. La storia è nota ed è fatta di gelosie, ripicche, tradimenti e riappacificazioni; la musica  è tra le più divertenti del repertorio rossiniano ed i non sempre facili ruoli vanno assegnati con cura.   Il Turco Selim è stato interpretato dal sempre bravo Simone Alberghini che con forte presenza scenica ed agilità fisiche, con tanto di flessioni a terra nel cuore della rappresentazione, offre altresì  il canto con bei toni baritonali ricchi di colore caldo e deciso. Leonor Bonilla con cipiglio sicuro ed accattivante sfodera man mano suoni sempre più argentini, affiancati da brillante interpretazione del ruolo di Donna Fiorilla. Il soprano si è resa particolarmente simpatica anche nella gag all’intervallo quando interagisce con un Don Geronio che la invoca di palco in palco fino a scendere in platea e dare l’avvio al secondo atto. Il Don Geronio in questione è stato interpretato dal brillante Marco Filippo Romano che sfodera sempre una bella voce ben modulata affiancata da  una interpretazione agile,  più che ammiccante, allegra  e divertente. Boyd Owen è stato l’interprete di Don Narciso, che ha simpaticamente tratteggiato e reso vocalmente. Andrea Vincenzo Bonsignore nei panni di Prosdocimo, oltre che rincorrere una macchina da scrivere motorizzata, che si muoveva apparentemente senza controllo sul palco, ha saputo con vitalità giovanile interpretare il poeta: facile nei movimenti ed altrettanto duttile con la voce ha espresso un colore scuro ed autorevole. Loriana Castellano, nei panni di Zaida, ha ‘astrologato’ con coloristica ed affabilità. Simpatico e bravo Manuel Amati in Albazar. Ed ancora una volta ci si è divertiti con un cast giovale e brillante per un’opera che è e resterà giovane e brillante. La Musica vince sempre. Renzo Bellardone     foto di Gianni...

LA PICCOLA VOLPE ASTUTA – Teatro Regio Torino 24 gennaio 2016

LA  PICCOLA  VOLPE  ASTUTA – Teatro Regio Torino 24 gennaio 2016
LA  PICCOLA  VOLPE  ASTUTA – Teatro Regio di Torino 24 gennaio 2016 Opera in tre atti Libretto di Leoš Janáček dal romanzo Liška Bystrouška di Rudolf Těsnohlídek Musica di Leoš Janáček Prima esecuzione a Torino Personaggi Interpreti La volpe Bystrouška soprano Lucie Silkenová La volpe maschio Zlatohřbítek mezzosoprano Michaela Kapustová Il guardiacaccia e La zanzara baritono Svatopluk Sem La moglie del guardiacaccia e Il gufo mezzosoprano Eliška Weissová Il maestro di scuola tenore Jaroslav Březina Il parroco e Il tasso basso Ladislav Mlejnek Harašta, trafficante di pollame baritono Jakub Kettner La signora Pásková, l’ostessa mezzosoprano Lenka Šmídová Pásek, l’oste tenore Roberto Guenno Pepík, nipote del guardiacaccia soprano   Martina Pelusi Frantík, amico di Pepík soprano Martina Baroni Lapák, il cane mezzosoprano Carlotta Vichi Il gallo e La ghiandaia soprano Diana Mian Chocholka, una gallina e Il picchio soprano   Kate Fruchterman La volpe da cucciolo voce bianca Anita Maiocco Il grillo voce bianca Flavio Allegretti La cavalletta voce bianca Alessandro Ferraris La rana voce bianca Giorgio Fidelio Direttore d’orchestra Jan Latham-Koenig Regia Robert Carsen ripresa da Stefano Pintor Scene e costumi Gideon Davey Coreografia Philippe Giraudeau Luci Robert Carsen e Peter Van Praet Maestro dei cori Claudio Fenoglio   Orchestra e Coro Teatro Regio Torino Coro di voci bianche Teatro Regio Torino e Conservatorio “G. Verdi” Allestimento Opéra national du Rhin (Strasburgo) e Opéra de Lille Novità per l’Italia     Al Regio di Torino ha avuto inizio il ciclo Janáček, con la presentazione in prima assoluta per Torino della favola in musica che racconta le vicissitudini della volpe Bystrouška, dall’incontro con il genere umano, le umiliazioni da questi subite, l’incontro dell’amore, i figli, la fine! Ed appunto con la sua fine, ma con la prosecuzione della specie si trae l’ultima morale della fiaba:la vita comunque continua. Dal punto di vista musicale, l’ascolto non è immediato e talvolta non risulta neppure facile. In altri momenti invece la musica è particolarmente delicata o fortemente descrittiva come per il ronzio delle mosche. L’allestimento evidenzia che i costi vanno contenuti, ma Robert Carsen ha saputo aspergere soffusa poesia creando  momenti  attrattivi. Diversi i momenti rilucenti per musica e scena: la volpe che ‘sindacalizza’ le galline contro il gallo oppure quando tra le colline imbiancate la volpe viene tragicamente uccis. La scena più spettacolare è risultata quella del  grande telo bianco che simboleggiando l’inverno copriva le colline si è gradualmente raccolto fino a sparire in un vallone, proprio come nella realtà la neve sparisce man mano restringendo sempre più l’area coperta. La direzione di Jan Latham-Koenig è risultata gradevolmente accorta ed attenta ed anche il Coro, diretto da Claudio Fenoglio,  ha dato  come al solito ottime prestazioni; delicato l’intervento delle voci bianche. Le luci disegnate dallo stesso Carsen con Peter Van Praet hanno ricreato l’atmosfera favolistica; di spicco i costumi di Gideon Davey, che ha anche realizzato le scenografie. Philippe Giraudeau ha invece firmato le più che coinvolgenti coreografie ed i movimenti acrobatici. Gli interpreti meritano veramente  ancora un applauso virtuale per l’ottima globale interpretazione e lettura di una scrittura impervia. La protagonista Lucie Silkenova, oltre ad aver dato prova di agilità fisica ha dimostrato ottime capacità vocali, affrontando un ruolo di grande impegno. Molto belli i duetti con Michaela Kapustová nel ruolo della volpe maschio di cui  Bystrouška si innamora e con cui ‘mette su famiglia’. Interesanti anche quelli con il guardiacaccia interpretato con grande presenza ed abilità da Svatopluk Sem La Musica vince sempre.Decisamente in ruolo tutti gli altri interpreti. Renzo...

GIOVANNA D’ARCO -Teatro alla Scala di Milano 2 gennaio 2016.

GIOVANNA  D’ARCO -Teatro alla Scala di Milano 2 gennaio 2016.
GIOVANNA D’ARCO – Teatro alla Scala, Milano- 2 gennaio 2016 Musica di Giuseppe Verdi – libretto Temistocle Solera Tratto da ‘Die Jungfrau von Orléans’ di Friedrich Schiller   Carlo VII                                              Francesco Meli Giovanna                                             Erika Grimaldi Giacomo                                              Carlos Alvarez Talbot                                                   Dmitry Beloselskiy Delil                                                      Michele Mauro   Direttore                                             RICCARDO CHAILLY Maestro del Coro                              Bruno Casoni Regia di                                               Moshe Leiser e Patrice Caurier Scene                                                   Christian Fenouillat Costumi                                               Agostino Cavalca Luci                                                      Chtistophe Forey Video                                                    Étienne Cuiol Movimenti Coreografici                   Leah Hausman   L’opera in questione è stata composta da un  Verdi poco più che trentenne, e dopo centocinquant’anni dalla sua prima rappresentazione alla Scala di Milano, viene riproposta ad inaugurazione della Stagione ed abbracciata  da Riccardo Chailly che la dirige ed espande, elevandola a vette armoniche e sinfoniche trasparenti ed impalpabili. L’impetuosa ouverture preannuncia i clamori della battaglia ed il sipario che per un momento si alza evoca le visioni che domineranno la vicenda della vergine di Orleans. La versione che ha inaugurato la stagione scaligera è quella integrale che forse neppure Verdi riuscì a vedere in scena a causa delle moralistiche censure. L’ambientazione è atemporale, ma non decontestualizzata,  con chiari riferimenti epocali grazie ai costumi di Agostino Cavalca ed alle scene di Christian Fenouillat: entrambi hanno rafforzato la filologia della regia curata da Moshe Leiser e Patrice Caurier. Seppur con scene essenziali  e di colore grigio perla , l’ambientazione risulta di forte impatto ed inevitabile  coinvolgimento,  grazie alle coloratissime e vigorose proiezioni di  Étienne Cuiol:  il massimo della vitalità viene raggiunto nel momento della cruenta battaglia, mentre l’efficacia simbolistica culmina al  suo apice con l’apparizione della bandiera. Il Coro, elemento preponderante come sovente lo è nelle opere verdiane, qui diventa anello di congiunzione indissolubile con la vicenda, la rappresentazione musicale e l’elemento scenico; magistralmente coordinato da Bruno Casoni appare all’inizio quasi come nella nota immagine di  Giuseppe Pelizza da Volpedo: stesse le tinte dei costumi, stessa la prorompente forza descrittiva; al...