18 Maggio 2013
Scene liriche in tre atti e sette quadri
Libretto di Konstantin Šilovskij e Pëtr Il’ič Čajkovskij
dall’omonimo poema di Aleksandr Puškin
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Personaggi |
Interpreti |
Evgenij Onegin baritono | Vladislav Sulimskij |
Tat’jana, figlia di Larina soprano | Radostina Nikolaeva |
Vladimir Lenskij tenore | Aleksej Tatarintsev |
Ol’ga, figlia di Larina contralto | Iryna Zhytynska |
Il principe Gremin basso | Aleksandr Vinogradov |
La vedova Larina, possidente mezzosoprano |
Marie McLaughlin |
Triquet, un maestro di francese tenore |
Carlo Bosi |
La njanja Filipp’evna mezzosoprano | Elena Sommer |
Un Capitano della Guardia basso | Marco Sportelli |
Zareckij basso | Scott Johnson |
Guillot mimo | Andrea Frisano |
La giovane Tat’jana mimo | Veronica Morello |
Il giovane Onegin mimo | Giuseppe Cannizzo |
Direttore d’orchestra | Gianandrea Noseda |
Regia | Kasper Holten |
Scene | Mia Stensgaard |
Costumi | Katrina Lindsay |
Luci | Wolfgang Göbbel |
Coreografia | Signe Fabricius |
Video | Leo Warner e Lawrence Watson per 59 Production |
Aiuto regista | Justin Way |
Costumi ripresi da | Elena Cicorella |
Luci riprese da | John Charlton |
Coreografia ripresa da | Toniah Pedersen |
Video ripresi da | Benjamin Pierce |
Maestro del coro | Claudio Fenoglio |
Orchestra e coro del Teatro Regio
Nuovo allestimento in coproduzione con Royal Opera House Covent Garden, Londra
e Opera Australia
QUELLO CHE VORREMMO E QUELLO CHE NON VORREMMO ESSERE
La visione concettuale di Kasper Holten è senza dubbio la cifra che in positivo fa la differenza rispetto ad altre messe in scena dell’Onegin’ La rappresentazione dell’alter ego che agisce ‘in vece’ del personaggio e che da questi viene osservato sovente con prudente timore se non angoscia è il plus della significativa lettura. Ottime le scelte di evitare i didascalici campi di grano,sostituiti da pennellate nello stile di Van Gog, ed i frequenti quanto inutili cambi di scena; apprezzabile invece l’idea di lasciare di volta in volta sul palco un elemento dalla scena precedente a dare il senso della continuità della vicenda e dell’impossibilità di liberare il ricordo con la cancellazione dello stesso; l’esasperazione di questa scelta non si limita ad abbandonare sul palco la sedia rotta, l’anta divelta o i libri, ma addirittura il corpo di Lenskij dopo l’uccisione in duello.
Lenskij vive e muore attraverso il tenore russo Aleksej Tatarintsev che tratteggia con sicurezza ed efficacia e con piacevole timbro. L’avversario e dissoluto Onegin è validamente interpretato da Vladislav Sulimskij, mentre Tat’jana, figlia di Larina è il soprano Radostina Nikolaeva che raggiunge livelli di drammaticità intensa esaltata dal bel colore della voce; Iryna Zhytynska è l’interessante contralto che fa vivere Olga. Aleksandr Vinogradov è il giovane basso che riceve il maggior numero di ovazioni per la resa vocale, attraverso la potenza ed il profondissimo colore scuro gestito con possenza e sapiente tecnica, ancor chè traspaia una bella dote naturale. Bravi anche tutti gli altri interpreti ed i mimi.Un plauso al coro ed al suo direttore Claudio Fenoglio.Gianandrea Noseda –anche direttore musicale del Teatro Regio- sta al podio come le note al rigo, ovvero un tutt’uno! Si percepisce il suo amore per la dolcezza della scrittura di Pëtr Il’ič Čajkovskij che in quest’opera sovente lascia il passo al vigore drammatico che Noseda sa cogliere e trasferire in momenti di estasi simbiotica, rilucente della maestosità poetica catturata nella musica. L’emozione si trasforma in commozione e la magia del teatro musicale avvolge menti e spiriti per carpirli e trasportarli al più lontano degli impalpabili orizzonti. La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone PRO OPERA – RIVISTA LUGLIO AGOSTO 2013 http://www.proopera.org.mx/pasadas/julagos5/operamundo/20-operaitalia-jul2013.pdf Eugene Onegin en Turín La visión conceptual de Kasper Holten es sin dudas la que de manera positiva marca la diferencia respecto a otras puestas en escena de esta ópera de Chaikovski. La representación del alter ego que actúa por cuenta del personaje y que por él es observado frecuentemente con temor y angustia es el plus de esta significativa lectura. Óptima fue la elección de evitar los campos de trigo que fueron sustituidos por paneles de estilo Van Gogh, y por frecuentes aunque inútiles cambios de escena. A su vez, se apreció la idea de dejar de vez en cuando sobre el escenario un elemento de la escena anterior para dar un sentido de continuidad al espectáculo. Pero la exasperación de esta elección no se limitó a abandonar sobre la escena la silla rota, o la puerta dañada, sino hasta el cuerpo de Lensky después de su muerte en el duelo. Lensky vivió y murió a través del tenor ruso Aleksej Tatarintsev, que delineó al personaje con seguridad y eficacia y con un agradable timbre. Su adversario y disoluto Onegin fue válidamente interpretado por Vladislav Sulimskij, mientras que Tatiana fue la soprano Rodostina Nikolaeva , que alcanzó niveles de intenso dramatismo exaltados por el bello color de su voz. Irina Zhytynska fue la interesante contralto que dio vida a Olga y Aleksander Vinogradov fue el joven bajo que como Gremin recibió el mayor número de aplausos por su desempeño vocal, a través de la potencia y el muy profundo color oscuro que manejó con potencia, sapiente técnica y dotes naturales. Un aplauso al coro y a su director Claudio Fenoglio . Gianandrea Noseda —también director musical del Teatro Regio— se subió al podio y dirigió las notas como si fueran una. Se percibió su amor por la dulzura de la escritura de Chaikovski, que en esta ópera deja constantemente el paso al vigor dramático, y Noseda captó y transfirió estos momentos en un éxtasis simbiótico, reluciendo la majestuosidad poética de la música. La emoción se transformó en conmoción y la magia del teatro musical envolvió mentes y espíritus para transportarlas al mas lejano de los impalpables horizontes. Por Renzo Bellardone
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