«Certamente il punto di inizio di ogni composizione bachiana è già altissimo. E tutto il resto non dovrà che mantenersi alla medesima altezza. Quindi, se vorremo scegliere un’immagine per la direzione della sua musica non credo ci sia nulla di più adatto che una retta orizzontale […] Quindi l’ascoltatore ritrova in sé, prevedendolo punto per punto, il cammino che percorrerà la musica fino alla sua conclusione, di solito necessarissima. Questa è arte, anzi, sarei tentato a dire, Natura». Pier Paolo Pasolini
Vincenzo Capezzuto, Evangelista
Christian Senn, Jesus
Isabella De Massis, Testis 1
Carlotta Colombo, soprano
Isabella De Massis, alto
Massimo Lombardi, tenore
Giacomo Nanni, basso
Roberto Ardigò, direttore del coro
Ars Cantica Choir
Marco Berrini, maestro del coro
Accademia dell’Annunciata
Riccardo Doni, cembalo e direzione musicale
Venendo allo strepitoso successo della Passione eseguito nel rinnovato Palazzo dei Congressi per l’inaugurazione della seconda parte dello Stresa Festival, possiamo dire che tradizione e ricerca trovano un connubio ideale per celebrare la tradizione in chiave moderna e nel ricordo di Pasolini; la neo produzione si ispira infatti al primo film di Pasolini ovvero Accattone, dove l’autore riporta le sue precedenti esperienze di scrittore e di vita vissuta e conosciuta.
La narrazione di Accattone si conclude con un piccolo furto che porta il protagonista a fuggire in moto, ma il destino scritto fin dall’inizio si compie e Accattone muore: “Ora sto bene” sono le ultime sue parole. Bach secondo un aforisma è la dimostrazione dell’esistenza di Dio e anche Pasolini aveva scelto la sua musica appunto per Accattone.
Inevitabile la similitudine con la narrazione del vangelo secondo Matteo dove il destino si compie come come le scritture dei profeti avevano previsto.
Il narratore/Evangelista a piedi scalzi si muove su una piccola scalinata a piedi nudi, come un accattone ed entra in scena a luci spente in una corsia parallela a quella in cui entra in contemporanea Gesù: il narratore e il protagonista sacrificale entrano insieme, in parallelo, ma con la distanza evidente tra chi racconta e chi vive la tragedia salvifica.
Ognuno degli interpreti è in ruolo e tratteggia il personaggio o i vari personaggi affidati con caratterizzazione e determinazione e riescono nella non facile impresa di trasformare la composizione in una quasi Opera semiscenica; la linearità dei movimenti, studiati a significare i vari momenti della drammaturgia sono amplificati da vocalità interessanti. Il coro è dominante e crea l’atmosfera di attesa e di dolore con colori ed emozioni di forte impatto. Si potrebbero citare uno ad uno i vari attori della realizzazione, ma il mio sentire mi ha portato a cogliere l’insieme, la coralità e il desiderio di ‘riuscire insieme’.
La Musica vince sempre
Renzo Bellardone
Scrivi un commento