In occasione del 120° anniversario della prima esecuzione assoluta di ‘La bohème’ di Giacomo Puccini – Torino, Teatro Regio, 1 febbraio 1896 Resta celebre la frase di Massimo d’Azeglio “abbiamo fatto l’Italia, ora si tratta di fare gli italiani”, quando il 27 gennaio 1861 si svolse il primo turno per le elezioni dei deputati del primo Parlamento nazionale che fu inaugurato il 18 febbraio dello stesso anno presso Palazzo Carignano, residenza reale dei Savoia a Torino. Il primo Parlamento italiano, fu composto, tra gli altri, dagli eroi dell’Unità d’Italia come Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi. Torino, prima capitale d’Italia resta anche la sede della Prima Assoluta di Bohème che la responsabile e visionaria direzione del Teatro Regio ripropone in apertura della stagione 2016/17 in onore dei 120 anni dalla sua prima esecuzione pubblica. LA BOHEME – Teatro Regio di Torino Sabato 15 Ottobre 2016 Opera in quattro quadri Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henry Murger Musica di Giacomo Puccini Personaggi Interpreti Mimì soprano Erika Grimaldi Rodolfo, poeta tenore Iván Ayón Rivas Musetta soprano Francesca Sassu Marcello, pittore baritono Simone Del Savio Schaunard, musicista baritono Benjamin Cho Colline, filosofo basso Gabriele Sagona Benoît, padrone di casa e Alcindoro consigliere di stato basso Matteo Peirone Parpignol, venditore ambulante tenore Cullen Gandy Sergente dei doganieri basso Un doganiere baritono Marco Sportelli Riccardo Mattiotto Direttore d’orchestra Gianandrea Noseda Regia Àlex Ollé Scene Alfons Flores Costumi Lluc Castells Luci Urs Schönebaum Collaboratore alla regia Susana Gómez Assistente alle scene Sarah Bernardy Assistenti ai costumi José Novoa / Elena Cicorella Maestro dei cori Claudio Fenoglio Orchestra e Coro del Teatro Regio Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi” – Nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro dell’Opera di Roma Parigi o forse un qualsiasi posto all’interno di una grande città europea è l’ambientazione scenica strutturalmente innovativa e volumetricamente colossale: a vederla dal palco e guardare verso l’alto è impressionante il groviglio di tubi e scale per tre piani di abitazione metallica. Alfons Flores ha realizzato una scenografia di forte impatto che lascia tutto il sapore e l’aura di Bohème collocando la vicenda in una sorta di gabbia con ampie aperture come è la vita: la gabbia che l’individuo si costruisce intorno, ma che con visione lascia ricca di aperture verso il mondo in cui entrare e da cui uscire. La regia di Alex Ollè è assolutamente rispettosa della trama e nulla toglie all’emozione che le arie pucciniane inesorabilmente fanno trabordare. I costumi di Lluc Castess sono poveri come spesso la contemporaneità ci propone, ma pertinenti; le luci di Urs Schönebaum, senza ricercare effetti speciali (inutili in una realizzazione del genere) sono puntuali e di assoluta efficacia il finale dove domina il grigio metallico con l’unica nota di colore rosso della coperta di Mimì appena spirata. Veniamo ora alla parte musicale. La consueta vigoria direzionale di Gianadrea Noseda è stata indirizzata alla ricerca della forte emozione e forse di una sorta di intima spettacolarizzazione della stessa, ovvero l’esaltazione dei sentimenti vissuti dai personaggi. L’apparente disconnessione tra l’impeto e la poesia dei dolci sentimenti viene smentita da un coinvolgente Noseda che con cura ricercata va a trovare stille di profumi musicali che sottolineano con impalpabile evanescenza i sospiri di Mimì……” si mi chiamano Mimì…il perché non so !” ed il trittico Noseda, orchestra e cast è sicuramente vincente. Erika Grimaldi che dopo aver timidamente fatto i primi passi canori proprio al Regio e proprio con...
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