ENOCH ARDEN – Richard Strauss e Alfred Tennyson Roberta Bosetti – voce Mario Brusa – voce Massimo Viazzo – pianoforte Renato Cuocolo – regia L’espressione teatrale ‘melologo’ ha trovato in ‘Enoch Arden’ di Richard Strauss una delle sue più affascinanti possibilità rappresentative. Questa forma ibrida di teatro musicale, nella quale la voce recitante e il commento musicale viaggiano a braccetto e in perfetto sincrono, ha avuto una vita tutto sommato breve, dalla fine del diciottesimo secolo fino agli albori del ventesimo, e quasi nulla in Italia (per ovvie ragioni operistiche). La rara e preziosa proposta del Teatro Civico di Vercelli, che ha preso vita drammatica grazie al trio di artisti costituito dagli attori Roberta Bosetti e Mario Brusa e dal pianista Massimo Viazzo, è da segnalare proprio per aver permesso al pubblico degli appassionati di addentrarsi in un mondo drammaturgicamente poco conosciuto, di grande seduzione, per certi versi anticipatore di tecniche espressive che saranno del cinematografo. La storia di Enoch Arden, testo sacro d’oltremanica scritto da Alfred Tennyson nel 1864, non è così nota alle nostre latitudini. Vale dunque la pena accennare all’amicizia dei tre fanciulli, al matrimonio tra Enoch ed Annie e all’affetto di quest’ultima per Philip. La tragedia del mare ha come epilogo il naufragio di Enoch ed il suo omerico approdare su un’isoletta deserta per poi ritrovare, dopo un lungo peregrinare, la sua amata Annie sposata a Philip con la conseguente ed umanissima decisione di lasciarsi morire in condizione di suprema rinuncia per non turbare la nuova serenità familiare. Le emozioni suscitate dalla vicenda erano emozioni pure, non contaminate o richiamate da marchingegni scenici. La scena infatti era sobria e la sobrietà ne esaltava il valore rappresentativo: nel fondale, infatti, campeggiava, incombente, l’evocativa Zattera della Medusa di Théodore Géricault, a sinistra il pianoforte e dall’altro lato i leggi per i due attori. Il merito della efficace semplicità andava sicuramente ascritto al regista Renato Cuocolo che ha saputo trarre la drammaticità direttamente dal testo, senza avvalersi di inutili orpelli, effettuando una riscrittura dello stesso con sdoppiamento dei ruoli narrativi (nell’originale la voce narrante è unica) e utilizzando spesso la forma espressiva del discorso diretto, un modo idoneo per far cadere la quarta parete. La musica raccontava, suggeriva, mai mero sottofondo, con un interessante uso da parte del compositore della tecnica del Leitmotiv. Dalle abili mani di Massimo Viazzo i vari temi conduttori si susseguivano carichi di forza evocativa, sempre nuovi e teatralmente vividi, disegnati con fraseggio cangiante e con un occhio di riguardo per i momenti più intimi della partitura dove non si lesinavano raffinatezze e malie timbriche. Grandiosa suonava così la scena delle nozze tra Annie e Philip che chiudeva il primo atto con gli accordi del pianoforte sgranati e svettanti, intimamente commosso il momento dell’agnizione finale, di calda ed umana espressività. Le voci recitanti si mostravano entrambe di grande duttilità, timbricamente variopinte con una costante ricerca di tonalità musicalissime, coese con la poetica voce del pianoforte, in un perfetto connubio di tratti vigorosi e sfumature più delicate. Roberta Bosetti con forte presenza scenica e carisma trascinatore è stata un’amante delicata e fedele, una donna salda e fiduciosa, il cardine intorno a cui ruotava l’intera vicenda. Mario Brusa attore di consumata esperienza ha saputo utilizzare la voce al massimo delle potenzialità divenendo ora mero narratore, ora personaggio vivo e palpitante. Grande successo di pubblico per uno spettacolo di grande pregio. Renzo...
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