ALESSANDRO MARIA CARNELLI – Intervista

ALESSANDRO MARIA CARNELLI – Intervista
INTERVISTA al MAESTRO ALESSANDRO MARIA CARNELLI  “Frammenti da una prova in cui si stava costruendo davvero qualcosa: ”Siamo divisi in due gruppi, pianissimo con sordina e fortissimo senza sordina, sono luci taglienti, non addolciamolo” ”Solo primo e secondo violino, ascoltate come un’unica melodia passa da uno all’altro… sì, così, è il momento della tenerezza!” ”Qui iniziamo a vibrare ma senza far sentire il punto esatto in cui cambia il suono” ”Secondo violoncello ritmico, rigoroso, contro la terzina di seconda viola e primo violoncello, una carezza” ”Aspettiamo a fare il crescendo, è un fiammata” ”Qui il tempo è di colpo più lento, senza preparazione, come due pezzi accostati a collage” ”Poco suono, assecondando il primo violino, ascoltate come a fine battuta ha bisogno di un po’ più di tempo…” ”Qui è rubato a battuta: due tempi in avanti con la prima viola, ansioso, e l’ultimo indietro con i violini, implorante” ”Sì qui di solito si fa più lento, proviamo a tenere il tempo, funziona così” ”Hai ragione, si può fare rallentando come è scritto!” Gentilissimo Alessandro, quanto sopra riportato è un copia incolla di un tuo post ante il concerto inaugurale che hai diretto all’Umberto Giordano Baveno Festival 2014; emozione pura vero? Sì. Sulla scia di quanto diceva Claudio Abbado, è una cosa molto semplice e difficile allo stesso tempo, un riuscire a far emergere ciò che io vedo scritto nella partitura, che mi risuona già dentro, e che finalmente sento prendere forma nei suoni, nell’aria. Verklärte Nacht in particolare, che abbiamo appena eseguito a Baveno Festival, è una partitura di enorme complessità, in cui succedono tante cose diverse contemporaneamente, in cui la scrittura cambia stile e modi dopo pochissime battute. Bisogna chiarire ogni sezione in sé e metterla in rapporto di evoluzione o contrasto con ciò che la precede e la segue. E così succede che durante le prove vedo sui volti dei musicisti l’espressione di chi sta sentendo qualcosa di nuovo, anche se il brano l’avevano già eseguito. Quando poi ogni tessera del mosaico è pronta, allora nasce una nuova libertà che ti permette di far fluire il tutto con naturalezza. Sempre per restare al Baveno Festival, pur “giocando in casa” sei giunto qui dopo direzioni in prestigiosi teatri e sale da concerto europee. A Baveno hai diretto Verklärte Nacht di Schönberg in ideale continuazione del libro da te scritto ‘Il labirinto e l’intrico dei viottoli’, prima monografia in assoluto sull’argomento. Ce ne vuoi parlare? Verklärte Nacht è una composizione che mi sta accompagnando da vari anni. Avevo già diretto la versione per orchestra d’archi, e proprio a Vienna, durante le prove, era nata l’idea di dedicare a Verklärte Nacht la mia tesi di laurea; da lì poi le ricerche sono proseguite fino al libro perché, anche se può sembrare incredibile, c’era ancora molto da indagare su questa composizione complessa e affascinante. Ad esempio è molto interessante la ricostruzione del mondo di riferimento del giovane Schönberg nella Vienna di fine ‘800: ciò che ascoltava, ciò che suonava, ciò che gli piaceva – tutto questo è finito dentro Verklärte Nacht, riutilizzato in modo molto creativo ed espressivamente potentissimo. Oltre alla parte concertistica sto tenendo sull’argomento incontri e conferenze per vari enti e università perché questo lavoro sta suscitando interesse, cosa che mi rende molto felice. La collaborazione nata al teatro degli Arcimboldi di Milano con CPI (Cantori Professionisti d’Italia), ti ha portato a lavorare con solisti del calibro di Gemma Bertagnolli, Alessandro Corbelli e Pietro Spagnoli. Nel tuo futuro pensi anche all’opera o preferisci concentrarti sulla concertistica?...