Intervista a ROBERTO BALCONI

Intervista a ROBERTO BALCONI

Nato a Milano, Roberto Balconi ha studiato canto nella sua città natale e in Inghilterra, conseguendo la laurea con lode in canto lirico. Il suo repertorio spazia dalla musica medievale a quella contemporanea, con particolare predilezione per il periodo barocco, di cui ha approfondito gli studi e la tecnica, affermandosi come uno dei più riusciti interpreti a livello internazionale ed ha collaborato con i più prestigiosi gruppi musicali internazionali ed con i più affermati direttori d’orchestra..

Da qualche anno affianca all’attività vocale quella di direttore, in particolare dell’ensemble strumentale e vocale FANTAZYAS, che ha fondato nel 2000. Tra il repertorio affrontato in qualità di direttore si annoverano le opere Ariodante, Alceste, l’oratorio La Resurrezione, i Concerti Grossi op. 6 ed i Chandos Anthems di Handel; i Motetti per coro ed alcune cantate di Bach; gli Stabat Mater di Domenico Scarlatti, Pergolesi e Vivaldi; Le sette ultime parole di Cristo di Haydn; Dido & Aeneas di Henry Purcell; La Serva Padrona di Pergolesi.

E’ regolarmente invitato come direttore ospite dell’orchestra barocca Accademia dell’Arcadia di Poznan (Polonia) con cui ha recentemente  eseguito e registrato l’opera Les deux chasseurs et la laitiere di Duni in prima esecuzione moderna; è direttore artistico del Festival Handel di Poznan ed è stato nominato ambasciatore culturale della città.    Dal 2004 è docente di canto barocco presso Milano Civica Scuola di Musica – Fondazione Milano ®. E’ inoltre docente di canto lirico presso il Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara. Ha registrato per DG Archiv, Virgin Classics, Harmonia Mundi France, Opus 111, Nuova Era, Arcana, Glossa, Bongiovanni, Symphonia, Stradivarius, Arts, Tactus, Naxos e per numerose emittenti radiofoniche e televisive europee.

Roberto Balconi,

Tu sei controtenore che spazia dall’opera barocca alle scritture  contemporanee più impervie, passando da ruoli di cantante d’opera a solista, oltre che proporsi quale  direttore d’orchestra, piuttosto che docente in  Conservatorio ed in Masterclass .

Ci vuoi parlare appunto di quest’ultimo aspetto, cioè della didattica………

L’insegnamento è uno degli aspetti del far musica che più ricorda da vicino la “bottega” dell’artista o dell’artigiano. Cantare, suonare, dirigere, sono attività che oltre alla componente prettamente artistica, creativa, richiedono una buona dose di lavoro concreto, paziente, sulla tecnica e non solo. L’insegnamento di un’attività musicale è il modo di comunicare agli altri la propria esperienza, il lavoro artigianale fatto su di sé in tanti anni, affinchè gli allievi possano trovare la loro dimensione artistica personale. Mi piace, quando possibile, lavorare dando un senso collettivo al lavoro di classe,  intesa come gruppo dove ciascuno porta le proprie qualità e le condivide con gli altri e dove le mie idee vengono recepite e messe in pratica, e perché no, anche messe in discussione, da ciascuno secondo le proprie capacità e secondo il proprio punto di vista.

Fantazyas è l’Ensemble vocale strumentale che hai fondato nel 2000 e di cui sei direttore: cosa sogni, insieme ai cantanti e agli orchestrali, con  e per questo gruppo?

Sogno di poter sempre continuare a fare musica di qualità senza rinunciare ad un clima di serenità, caratterizzato dalla gioia di far musica insieme. Non è banale retorica, credo fermamente che la qualità della musica possa venire incrementata da un approccio positivo e rilassato. Questo è possibile, per noi, grazie alla professionalità e allo spessore umano dei componenti del gruppo. 

Sogno di poter presto dirigere e cantare con Fantazyas un Vespro della Beata Vergine di Monteverdi (ma già ci siamo vicini) e una Johannes-Passion di Bach.

Tra le tue molteplici incisioni, una riveste il carattere di assoluta particolarità ed unicità ancorchè pressoché sconosciuta in Italia: mi riferisco a ‘Le deus Chasseurs e la Laitière’, opéra-comique di Duni, registrata con l’Accademia dell’Arcadia a Poznan  di cui sei  direttore ospite; ci  racconti qualcosa di quest’esperienza?

‘I due cacciatori e la lattaia’ è stata una prima esecuzione in tempi moderni. Un’esperienza piuttosto singolare. Era tutto da scoprire, dalla trama (piuttosto bizzarra, ispirata a due favole di La Fontaine: c’è un orso in scena!) alla musica. Leggi il libretto, la partitura, la suoni al pianoforte, accenni le arie, ti fai un’idea nella testa, immagini come possa rendere con tutto l’organico orchestrale e solistico, ma non lo sai realmente fino al momento in cui non incominci la prima prova. E allora scopri, anche se l’avevi già intuito, che alcuni brani sono degli autentici capolavori. L’ouverture ad esempio, descrive un temporale, come nel Guglielmo Tell di Rossini, scritto circa sessant’anni dopo; la scrittura è piuttosto all’avanguardia per l’epoca (l’opera è del 1763), ricca di dettagli e sfumature, spunti mimetici, l’orchestrazione è sorprendente. Riscoprire un’opera come questa è stato un gran divertimento per tutti!

Un’altra felice esperienza di archeologia musicale che mi è capitata ultimamente in veste di direttore è stata l’esecuzione e prima registrazione dei ‘Mottetti in cantilena’ di Stefano Bernardi, autore Veronese contemporaneo di Monteverdi, con l’Ensemble Cantimbanco, per l’etichetta musicale Tactus.

Nelle vesti del cantante, invece passi da Monteverdi a De Pablo con estrema disinvoltura e questa ecletticità mi rimanda a Maurizio Costanzo che nel suo  primo  programma televisivo, alla fine   di ogni puntata chiedeva all’ospite : “cosa c’è dietro l’angolo”?

Ed io chiedo a te: “Cosa c’è dietro l’angolo”?

Un vespro mariano a sei voci e basso continuo, con Fantazyas, che mi vede cantante e direttore, vespro che ho compilato attingendo a diverse pubblicazioni di musica sacra di Monteverdi. Tra le altre cose, un progetto discografico importante, ancora top secret, dedicato ad un autore del seicento italiano e un nuovo programma dedicato alla vita e alle songs del compositore inglese del periodo elisabettiano Johnn Dowland.

Nel tempo che riesci a ricavare per te, cosa fai?

Quando mi è possibile, mi ritiro in un piccolo villaggio nei pressi del lago di Como e lì mi dedico alla lettura (leggo di tutto, di solito più libri contemporaneamente), allo studio (in realtà non prendo mai le distanze dalla musica), alle passeggiate nei boschi (la natura mi ricarica), alla meditazione (mi fa stare bene). Mi piace cucinare, stare con gli amici, chiacchierare, bere del buon vino. Cerco di condurre una vita tranquilla, quando mi è concesso.

Roberto, ti ringrazio per la simpatia  con cui hai accettato quest’intervista, con la speranza di poterti applaudire a breve in rassegne e festivals italiani.

Grazie a te, a presto!

Un commento a “Intervista a ROBERTO BALCONI”

  1. Gabriele ha detto:

    Grandissimo Roberto

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