ZACHARIAS – 30 agosto 2016
ROBERT SCHUMANN, Opus 111
FRYDERYK CHOPIN, Scherzo n. 1 si min. op. 20; Mazurka do diesis min. op. 41 n. 1; Mazurka la min. op. 17 n. 4; Mazurka la min. op. post. (KK2b n. 4); Mazurka in do diesis min. op. 30 n. 4; Scherzo n. 2 in si bem. min. op. 31
“Buonasera, vorrei toccare l’Opus 111, perché la prevista ‘Kreisleriana’ è troppo lunga per la prima parte del concerto. Opus 111 è in tre stücke….”. Più o meno con queste parole l’elegante Christian Zacharias si è presentato al pubblico del Salone degli Arazzi all’Isola Bella di Stresa.
Immediatamente si percepisce il tocco elegante e raffinato frutto di indole personale e laboriosa dedizione. Zacharias tocca la tastiera con sconvolgente naturalezza, la quale è da sempre indice di conoscenza e bravura; dal pianoforte sa trarre un suono pieno di corpo e vitalità donando alla prestigiosa interpretazione brillante sicurezza che trasuda emozione. Nella seconda parte affronta Chopin e fin dallo Scherzo n.1 si resa impressionati per l’agilità e dolce leggerezza che rimanda veramente ‘sussurri e grida’.
HARTELIUS . QUARTETTO GRINGOLTS – 1 settembre
Malin Hartelius, soprano
Quartetto Gringolts
Ilya Gringolts e Anahit Kurtikyan, violini
Silvia Simionescu, viola
Claudius Herrmann, violoncello
FRANZ JOSEPH HAYDN, Quartetto op. 50 n. 6
OTTORINO RESPIGHI, Il tramonto, per soprano e quartetto
LUDWIG VAN BEETHOVEN, Quartetto n. 10 op. 74 “Le arpe”
ROBERT SCHUMANN, 6 Gesänge op. 107, nella versione di Aribert Reimann per soprano e quartetto d’archi
L’eleganza musicale è sicuramente l’elemento distintivo di questa edizione festivaliera ed anche in questa occasione l’eleganza e la raffinatezza uniti a virtuosismo eclettico hanno contribuito alla riuscita di un concerto di livello. Gli interpreti son risultati molto affiatati riuscendo egregiamente negli attacchi e nei dialoghi tra strumenti.
Il programma ha previsto Haydn ed in particolare si è evidenziato il minuetto che in allegretto ha condotto al finale ricco di gioia. I pizzicati beethoviani nel concerto ‘Delle Arpe’ hanno vivacizzato ancor più la già allegra atmosfera.
Malin Hartelius (e di nuovo si deve parlare di raffinatezza e brillantezza elegante), con voce suadente e colori armoniosi, insieme ai cromatismi dagli archi ha creato un delizioso cammeo dalle tinte gentili, interpretando ‘Il tramonto’ di Respighi. Nelle 6 Gesänge di Shumann ha sapientemente usato la voce con sfumature e timbrica tale da svelare appassionatamente le sofferenze d’amore.
Forse per restare sul tema della malinconia o forse per lasciare un dolce ricordo del concerto, il bis è stato lo struggente ‘Lascia ch’io pianga’ di Haendel.
Per compiutezza di informazione si segnala quanto riportato (pag. 70) dal programma di sala: Ilya Gringolts suona uno Stradivari del 1718; Anhait Kurtikyan un Camillo Camilli del 1733; Silvia Simionescu una viola di Jacobus Januarius del 1660 e Claudius Hermann uno straordinario violoncello Maggini del 1600, appartenuto al Principe Galitsin, intimo amico di Beethoven, che per primo eseguì gli ultimi quartetti del grande compositore tedesco su questo strumento.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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