La traviata – Teatro Regio Torino 14 dicembre 2018

La traviata – Teatro Regio Torino 14 dicembre 2018
Inventare, senza stravolgere è certamente una dote importante per i registi d’opera. Dopo anni ed anni di produzione, viene certamente il desiderio di innovare, nel rispetto della composizione. Quando sentivo il nome Brockhaus, per assonanza germanica mi immaginavo una casa da spaccare ed invece in questa Traviata, la casa non viene spaccata, ma anzi raddoppiata se non immillata.   La traviata – Teatro Regio Torino 14 dicembre 2018 Melodramma in tre atti Libretto di Francesco Maria Piave dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio Musica di Giuseppe Verdi Personaggi Interpreti Violetta Valéry soprano Irina Dubrovskaya Alfredo Germont tenore Giulio Pelligra Giorgio Germont, suo padre baritono Damiano Salerno  Flora Bervoix, amica di Violetta contralto Elena Traversi Annina, cameriera di Violetta soprano Ashley Milanese Gastone, visconte di Letorières tenore Luca Casalin Il barone Douphol, protettore di Violetta baritono Paolo Maria Orecchia Il marchese D’Obigny, amico di Flora baritono Dario Giorgelè Il dottor Grenvil basso Mattia Denti Giuseppe, servo di Violetta tenore Luigi Della Monica Un domestico di Flora baritono Franco Rizzo Un commissionario basso Riccardo Mattiotto Direttore d’orchestra Donato Renzetti Regia e luci Henning Brockhaus Movimenti coreografici Valentina Escobar Scene Josef Svoboda Riprese da Benito Leonori Costumi Giancarlo Colis Maestro del coro Andrea Secchi Orchestra e Coro del Teatro Regio Allestimento Associazione Arena Sferisterio Macerata e della Fondazione Pergolesi-Spontini Come anticipato nella prefazione di questa recensione emozionale,  la casa parigina, quella di campagna, il letto di morte non vengono spaccati, ma raddoppiati nell’immagine: un grande specchio inclinato a fondo palco riflette appunto il palcoscenico e gli interpreti che si muovono  su teli dipinti al pavimento: ripresi dagli specchi vengono a produrre la scena con la rilucente duplicazione della stessa.  Vincitrice del premio Abbiati 1993 la famosa Traviata degli specchi dallo Sferisterio Opera Festival di Macerata approda con successo al Regio di Torino. Fin dall’inizio i colori dei costumi ricchi e sicuramente appropriati per sfarzo e design ideati da Giancarlo Colis movimentano sinergicamente  la scenografia ingegnosa per semplicità e grande effetto di Josef Svoboda, ripresa da Benito Leonori. La regia di Henning Brockhaus è assolutamente efficace e nulla a da vedere con altre ideazioni similari, ma non  di tale resa; alla prima scena ci si ritrova quasi in un baccanale ottocentesco a rimarcare la realtà della situazione senza falsi moralismi e pregiudizi. All’impazzare del carnevale poi ed ancor più alla danza delle zingarelle con i vivaci movimenti coreografici ideati da Valentina Escobar sale l’eros del momento, giustamente a contrasto con l’immediato svolgimento della narrazione. La regia risulta ricca di particolari come all’Addio al passato quando Violetta indossa un cappello per simbolicamente ripercorrere i momenti brillanti della sua vita e poi su una nota decisa, lo scalza dal capo con un gesto altrettanto deciso, a cacciare quel travagliato passato. Dell’orchestra del Regio e del superbo coro diretto da Andrea Secchi, si può solo continuare a dirne bene! L’orchestra è magistralmente diretta da Donato Renzetti e vien da dire “un nome, una garanzia” infatti conduce con la tranquillità dei grandi traendo mirabili suoni dal suo gesto armonioso. Il Coro è sicuramente tra i migliori del panorama operistico nazionale e sempre è pietra angolare della messa in scena.   Irina Dubrovskaya è Violetta che interpreta con begli accenti, voce squillante, timbro vivido e carica emotiva, indissolubile dalla dama delle camelie: le agilità le riescono dinamicamente e valorizza i duetti quali croce e delizia con Alfredo interpretato dal tenore Giulio Pelligra: man mano che la vicenda incalza questi acquisisce sempre più tono fino ad un bel volume che contribuisce all’impeto di alcune pagine come in  de’ miei...

FILARMONICA TEATRO REGIO TORINO – I Concerti 2018-2019

FILARMONICA TEATRO REGIO TORINO – I Concerti 2018-2019
I CONCERTI 2018-2019 12 appuntamenti di grande prestigio con l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio e la Filarmonica Teatro Regio Torino Celebri interpreti per una Stagione sinfonico-corale di respiro internazionale Teatro Regio, 27 ottobre 2018 – 1 giugno 2019 Dodici concerti: sette con l’Orchestra del Teatro Regio, di cui quattro con il Coro del Regio, e cinque con la Filarmonica TRT, un doppio cartellone di grande prestigio che vedrà sul podio delle due compagini orchestrali direttori di fama mondiale. La nuova Stagione de I Concerti si configura come un florilegio di proposte musicali che spaziano da Mozart agli standard jazz, con uno speciale focus su Ravel e soprattutto Debussy, nel segno delle celebrazioni per i cento anni dalla scomparsa del padre dell’Impressionismo musicale. Concerti, sinfonie, musiche da film, musica sacra, una Stagione che si preannuncia straordinaria sia per i programmi presentati sia per i grandi artisti ospiti. Grande attenzione è riservata ai giovani, nell’ottica di una politica rivolta al nuovo pubblico: per gli under 18 e per i giovani che rientrano nella 18app, i biglietti, in ogni settore, costano solo 10 euro mentre gli under 16 entrano gratuitamente, accompagnati da una o due persone adulte, per le quali è previsto un biglietto a prezzo ridotto. Un vero e proprio invito al concerto per avvicinare il nuovo pubblico al grande patrimonio sinfonico, un’importante contributo per la diffusione degli imprescindibili capolavori della Storia della Musica. Pinchas Steinberg inaugura, oltre alla Stagione d’Opera e Balletto, anche la Stagione de I Concerti, sabato 27 ottobre sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio. Il Maestro Steinberg, regolarmente ospite delle maggiori istituzioni musicali internazionali, vanta con il Regio un privilegiato rapporto artistico pluriennale. Il direttore d’orchestra israeliano, attualmente Direttore principale della Budapest Philharmonic Orchestra, ha lavorato con orchestre quali Berliner Philharmoniker, London Symphony Orchestra, Orchestre National de France, Boston Symphony Orchestra, Accademia Nazionale di Santa Cecilia e vanta numerosissime incisioni discografiche. In programma Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms con Karina Flores (soprano) e Tommi Hakala (baritono). La partitura, completata nel 1868 e articolata in sette movimenti, si configura come un grande affresco per solisti, coro e orchestra; un lavoro meditativo, dai tenui contrasti drammatici, dal contenuto profondamente spirituale, più vicino agli oratori di Bach che alla dimensione spettacolare di altri lavori coevi quali il Requiem di Berlioz o quello di Verdi. Il coro, impegnato in tutti e sette i numeri della partitura, è magistralmente istruito da Andrea Secchi, musicista dalla grande esperienza che ha collaborato con i più grandi direttori d’orchestra tra i quali Zubin Mehta, Riccardo Muti, Seiji Ozawa, Lorin Maazel, Riccardo Chailly, ricoprendo importanti ruoli al Maggio Musicale Fiorentino, al Teatro dell’Opera di Vienna e alla Den Norske Opera & Ballett di Oslo. Dopo una prima collaborazione con il Regio nella Stagione 2012-2013, nel febbraio 2018 ha assunto la carica di Direttore del Coro del Teatro Regio. Lunedì 5 novembre la Filarmonica TRT, diretta da Karl-Heinz Steffens – nell’ambito di un filone tematico “geografico-culturale” inaugurato nel 2017 con America – propone Francia, un programma dedicato alla musica d’oltralpe con alcune tra le più famose pagine orchestrali di Debussy, del quale nel 2018 ricorre il centenario della morte, e Ravel. Steffens, clarinettista e direttore d’orchestra, è regolarmente ospite di orchestre quali Berliner Philharmoniker, Zürich Tonhalle Orchestra, Münchner Philharmoniker, distinguendosi sia come fine interprete operistico che sinfonico. Di Claude Debussy interpreta quella che è la sua partitura più emblematica, icona stessa del Novecento, La Mer, ovvero tre schizzi sinfonici nei quali il...

Pictures of America – PalaCongressi- Stresa Festival 26 agosto 2018

Pictures of America – PalaCongressi- Stresa Festival 26 agosto 2018
A proposito della serata del 26 agosto dello Stresa Festival 2018, sul sito dello stesso si legge: “Una serata all’insegna dell’arte americana che prevede l’esecuzione di una composizione di Graciane Finzi sulle opere di Edward Hopper e una carrellata di songs d’autori celebri che spaziano da Duke Ellington a Leonard Bernstein. Protagonista lo straordinario soprano Nathalie Dessay, star internazionale, accompagnata dalla Paris Mozart Orchestra diretta da Claire Gibault”. Natalie Dessay, soprano Paris Mozart Orchestra Claire Gibault, direttore     Pictures of America Con proiezione delle opere di Edward Hopper Uno sguardo all’America del Novecento FINZI,Scénographies d’Edward Hopper pour récitant et orchestre S. BARBER,Adagio pour cordes opus 11 L. BERNSTEIN, Something’s coming – West Side Story F. SINATRA / J. WOLF / J. HERRON, I’m a fool to want you L. BERNSTEIN, I feel pretty – West Side Story M. FISCHER / J. SEGAL, I keep going back to Joe’s D. ELLINGTON, In my solitude H. ELLIS / J. FRIGO / L. CARTER, Detour ahead B. LANE / A.J. LERNER, On a Clear Day I. BERLIN, There’s no business like show business T. MONK, Round Midnight All’insegna del cambiamento e dell’innovazione lo Stresa Festival fa proposte che si distanziano dai programmi cui il  suo pubblico era abituato, ma rincorre in ogni caso la qualità e la ricercatezza nelle performances. Natalie Dessay non ha certo necessità di presentazioni in particolare per chi segue l’Opera lirica ed i cantanti d’Opera: la ricordiamo vivace e brillante in varie produzioni da Die Fledermaus, a Les Contes, Il Rattto del Serraglio, Sonnambula e l’elenco potrebbe ancora proseguire per alcune pagine.. In Pictures of America il titolo stesso fa da cornice al contenuto: canzoni americane di autori diversi con l’immancabile omaggio a Berstein nei 100 anno dalla nascita: “I feel pretty”, meglio conosciuta come Maria Maria. La direttrice Claire Gibault sul podio della Paris Mozart Orchestra viene apprezzata per il gesto direi affabile e coinvolgente in modo buono e dolce; queste caratteristiche creano ovviamente l’intesa vincente per una offerta gradevole, anche in presenta di musica essenziale. La prima parte dello spettacolo prevede un melologo con sottostante musica di Finzi e proiezioni di Edward Hopper che hanno stimolato la vena compositiva appunto di Finzi. Le letture sono state eseguite dalla Dessay, ruolo in cui recentemente ama cimentarsi. La seconda parte offre l’ascolto delle canzoni in programma che la Dessay sa offrire con tutte le abilità vocali ed interpretative  conquistate in diversi anni di palcoscenico, a cui è totalmente avvezza e lo si percepisce dalla naturale espressività. La Musica vince sempre. Renzo...

DER FREISCHÜTZ (Il franco cacciatore)-TEATRO ALLA SCALA MILANO 2 nov.2017

DER FREISCHÜTZ (Il franco cacciatore)-TEATRO ALLA SCALA MILANO 2 nov.2017
  Tema caro al romanticismo europeo è rappresentato dall’eterno duello tra il bene ed il male e dall’esaltazione degli alti sentimenti (quanto vorrei che oggi fossero ancora così alti!!) del dovere, la lealtà, l’etica ed un grande senso della correttezza! Altro tema importante era il ‘perdono’ che veniva concesso con delle condizionali (e non come sovente avviene oggi, incondizionatamente per una sorta di lassismo sociale).  Der Freischütz contiene tutti questi elementi e quale prima opera romantica apre le porte alle successive composizioni, con temi importanti, come i leit motiv, esaltati poi da Wagner.   DER FREISCHÜTZ (IL FRANCO CACCIATORE)-TEATRO ALLA SCALA MILANO Carl Maria von Weber Opera romantica in tre atti Libretto di Friedrich Kind (Edizione C F Peters Musikverlag.Urtext edition a cura di J. Freyer; rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali)   Coro e Orchestra del Teatro alla Scala Nuova produzione Teatro alla Scala Direttore  Myung-Whun Chung Regia  Matthias Hartmann Scene  Raimund Orfeo Voigt Luci Marco Filibeck Drammaturgo Michael Küster Costumi Susanne Bisovsky e Josef Gerger Collaboratore ai costumi Malte Lübben   CAST Ottokar Michael Kraus Kuno Frank van Hove Agathe Julia Kleiter Äennchen Eva Liebau Kaspar Günther Groissböck Max Michael König Ein Eremit Stephen Milling Kilian Till Von Orlowsky Vier Brautjungfern Céline Mellon* Sara Rossini* Anna-Doris Capitelli* Mareike Jankowski* Stimme des Samiel Frank van Hove *Soliste dell’Accademia di perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala Allestimento studiato e curato da Matthias Hartmann alla regia decisamente attenta e curata, dove nulla è lasciato agli interpreti (quante volte invece  si deve percepire..) , ma tutto fila sul binario della costruzione e di significati espressi; Raimund Orfeo Voigt ha creato delle scene essenziali, ma intellegibili,  con chiara lettura classica,  inserendo elementi scenici luminosi a dettagliare le montagne sullo sfondo piuttosto che la casetta nei boschi, la chiesetta o la casa di Agathe decisamente affascinante e descrittiva. Alberi altissimi neri e stilizzati creano il bosco ed  il fuoco sul palco è sempre di forte suggestione, quasi ad evocare paure e timori peraltro attrattivi dell’infanzia. Il coro, diretto da Bruno Casoni, è molto presente ed importante ed ha dato prova di grande professionalità sia nel canto che nell’interpretazione attoriale: la massa qui è stata usata per implementare la scena e rendere credibile il villaggio. La direzione di Myung-Whun Chung oltre che efficace con il golfo mistico è stata bella da vedere e gustare il gesto attento e coinvolto: grande direzione! Ancora una parola sull’allestimento ed un plauso ai costumi di chiara ispirazione popolare boema, ma rivisitati e ripensati da Susanne Bisovsky e Joseph Gerger con la collaborazione di Malte Lübben in una esplosione di colore e di significato, come il grande velo bianco a terra che si alzerà in volo assieme alla casa per dileguarsi nello spazio celeste.Le luci di Marco Filibeck non deludono mai ed anche in questo ‘Franco Cacciatore’ sono disegnate e dosate con grande efficacia. Veramente la tentazione di scrivere ancora della scena, dell’orchestra e della drammaturgia pregevole  di Michael Küster  sarebbe alta, ma è giusto riservare spazio alle voci. Michael Kraus è il baritono che interpreta il principe boemo con piglio e fermezza, lasciando alla voce profonda e tonale oltre che al gesto la declinazione dei sentimenti e delle decisioni, che opportunamente motivate si possono mutare. Il guardiaboschi del principe, ovvero Kuno è lasciato a Frank van Hove che esprime con bel colore e bel temperamento quanto sta nel personaggio; Agathe, l’amata da Max e da questi ricambiata, incontra la splendida voce di Julia...

Katia Kabanova – Teatro Regio Torino, 18 febbraio 2017

Katia Kabanova – Teatro Regio Torino, 18 febbraio 2017
[Kát’a Kabanová] Opera in tre atti Libretto di Leoš Janáček dal dramma L’uragano di Aleksandr Ostrovskij Musica di Leoš Janáček Edizione in lingua originale ceca con sopratitoli in italiano Prima esecuzione a Torino Personaggi Interpreti Katerina Kabanová, detta Kát’a, moglie di Tichon soprano Andrea Danková Tichon Ivanyč Kabanov, figlio di Marfa e Un passante tenore Štefan Margita Marfa Kabanová, detta Kabanicha, vedova di un ricco mercante mezzosoprano   Rebecca de Pont Davies Boris Grigorjevič, nipote di Dikoj tenore Misha Didyk Savël Dikoj, mercante basso-baritono Oliver Zwarg Váňa Kudrjáš, assistente di Dikoj tenore Enrico Casari  Varvara, figlia adottiva in casa Kabanov mezzosoprano Lena Belkina Kuligin, amico di Kudrjáš baritono Lukáš Zeman Gláša, servitrice mezzosoprano Lorena Scarlata Fekluša, servitrice mezzosoprano Sofia Koberidze Una donna tra la folla contralto Roberta Garelli Direttore d’orchestra Marco Angius Regia Robert Carsen ripresa da Maria Lamont Scene e costumi Patrick Kinmonth Luci Robert Carsen e Peter Van Praet Coreografia Philippe Giraudeau Assistente alla coreografia Erika Rombaldoni Maestro del coro Claudio Fenoglio   Orchestra e Coro del Teatro Regio Allestimento Opera Vlaanderen (Anversa/Gand) Progetto Janáček – Carsen Acqua: elemento in movimento che ad ogni soffio crea increspature, disegni che si dissolvono nel momento stesso della loro creazione! Luci ( eccezionali dello stesso Robert Carsen e di Peter Van Praet) ed ombre che si riflettono nell’acqua e che dall’acqua si proiettano sui fondali! Un costante  azzurro polvere interrotto da evanescenti  macchie di luminosità o di cupezza accecante! L’emozione che se ne trae impedisce addirittura di trasferire tutte le sensazioni seppur in una ‘recensione emozionale’. Qui c’è un incontro di geni: Janáček ha scritto delle pagine che solo chi soffre di  totale incapacità di emozionarsi, di provare sentimenti ed affettività quotidiane  non riesce a farsi travolgere e stravolgere dall’intensità di quelle pagine meravigliose! E l’altro indiscutibile genio è Robert Carsen che allagando il palco ed utilizzando passerelle  con piccole parti in continua evoluzione e luci incredibilmente avvolgenti e comunicative, riesce ad ambientare una vicenda umana ricca di sentimenti, passioni e crudeltà. La regia per la messa in scena al Regio di Torino è stata ripresa da Maria Lamont. Philippe Giraudeau porta in scena fanciulle che muovendosi nell’acqua  creano di volta in volta le passerelle su cui si muoveranno i cantanti. Le fanciulle in tunica bianca: forse l’anima del Volga? Forse Kabanova replicata? In ogni caso efficaci e coinvolgenti  e di grande effetto coreutico e scenografico. Mi dilungherei assai per cercare di descrivere i particolari, ma tenterò invece in poche righe di trasmettere almeno un soffio di quella poesia che traspare elegantemente dall’insieme. La scena è quasi sempre soffusamente proiettata a fondo palco dove realtà e ombre si confondono creando geometriche proiezioni  che amplificano la crudezza della realtà che come in questo caso può portare ad estreme decisioni per la paura di vivere da ‘giudicati’ e con l’ossessione del giudizio. Il connubio quasi mistico tra musica, canto e scena intacca la forza degli animi creando dolce commozione. La melodia parlata acuisce la realtà e  crea poetica liricità sconfinando nell’evanescenza dell’essere in una dimensione emotiva di forte intensità; l’orchestra diretta da un puntuale quanto emozionante Marco Angius ha creato atmosfere di sentimento e di sensazioni intime. Il gesto di Angius è preciso, sicuro ed in buona armonia con i professori in buca e la bontà della direzione come dell’intero allestimento è stata riconosciuto da un pubblico entusiasta. Di Andrea Dankova nei panni della Kabanova è doveroso riconoscere la forza interpretativa e la padronanza vocale: nel suo assolo coinvolge trasferendo la passione ed il terrore di vivere; Tichon, il marito tradito e figlio sottomesso, è stato interpretato da...