Scherzando con i corni- i Corni della Scala

Scherzando con i corni- i Corni della Scala
Stresa Festival 30 agosto 2020 Scherzando con i corni- i Corni della Scala Stresa Festival 30 agosto 2020  SCHUBERT, Minuetto dalla Sinfonia n. 2 C. GOUNOD,  Scherzo dalla Sinfonia n. 2L.V. BEETHOVEN,  Scherzo dalla Sinfonia n. 9F. MENDELSSOHN, Jagdlied da Im Grünen op. 59A. DVOŘÁK, Scherzo dalla Sinfonia n. 9J. BRAHMS, Intermezzo Opera 118 n. 2S. RACHMANINOFF, Scherzo per orchestraL.V. BEETHOVEN, Scherzo dalla Sinfonia n. 3* Trascrizioni per ensemble di A. Sormani – *commissione Stresa Festival, prima esecuzione assoluta Questo concerto rientra nell’area tematica Beethoven 2.0 Proposta sicuramente interessante, quella dei Corni della Scala, così come risultano interessanti tutte le formazioni fatte di un solo strumento, vedi i mandolinisti, i sax, gli archi. Con i quasi quattro metri di lunghezza arrotolata, il corno può emettere una vastissima gamma di tonalità, dalla più cupa, alla più squillante, esaltando il tono celebrativo, il classico richiamo alla caccia, la possanza e la dolcezza. I Corni della Scala, risultano veramente gradevoli ed offrono un concerto molto vario che lo rende piacevole; per mio personale sentire, ho gradito particolarmente lo Scherzo dalla Sinfonia n. 9 di DVOŘÁK, per la prima volta udito con una formazione simile ed ho apprezzato la resa sonora e virtuosistica di RACHMANINOFF.  Simpatica la presentazione dei vari brani che, anche se un po’ didascalica, ha avvicinato la formazione al pubblico ed il direttore Angelo Sormani ha dato spazio a tutti gli elementi dell’orchestra, con molta semplicità ed affabilità. La Musica vince sempre. Renzo...

IDOMENEO – Teatro alla Scala 1 giugno 2019

IDOMENEO – Teatro alla Scala 1 giugno 2019
Tornare alla Scala dopo qualche mese di assenza, è sempre un tuffo al cuore ed una gioia dell’anima! La bellezza del Teatro e le atmosfere intrise di storie e passioni mi avvolgono in un abbraccio protettivo che mi aiuta a capire la bellezza dell’essere! IDOMENEO – Teatro alla Scala 1 giugno 2019 Wolfgang Amadeus Mozart Coro, Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala Nuova Produzione Teatro alla Scala   Direttore  Diego Fasolis Regia  Matthias Hartmann Scene  Volker Hintermeier Costumi Malte Lübben Luci Mathias Märker Drammaturgo Michael Küster Coreografo Reginaldo Oliveira   CAST Idomeneo Bernard Richter Idamante Michèle Losier Arbace Giorgio Misseri Ilia Julia Kleiter Elettra Federica Lombardi Gran Sacerdote Krešimir Špicer Voce di Nettuno Emanuele Cordaro Due Cretesi Silvia Spruzzola, Olivia Antoshkina Due Troiani Massimiliano Di Fino, Marco Granata   Sebbene la sera della prima, il 29 gennaio del 1781,  fu lanciata una coscia di fagiano da un palchetto in direzione di Mozart che dirigeva l’orchestra, Idomeneo, al debutto,fu molto applaudito, ma dopo l’acclamato esordio dovette attendere qualche anno per venire replicato. Tutt’oggi è opera poco rappresentata seppur includa dei paesaggi musicali di tutto rispetto e richieda voci ferme, sicure e timbricamente rilevanti. La messa in scena alla Scala è veramente degna della sacralità del luogo che la ospita ed il cast stellare soddisfa i sensi preposti all’ascolto ed all’intimo piacere dello stesso. La regia di Matthias Hartmann  con la drammaturgia di Michael Küster è curata in ogni dettaglio fino all’infinitesimale: non c’è spazio per la staticità ed ogni attimo è un attimo di descrizione e narrazione con la fluidità delle danze del favoloso Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, coreografate ecletticamente da Reginaldo Oliveira: uniformi nei costumi  di Malte Lübben  e con i corpi dipinti in argento  vanno  a confondersi con le tinte della struttura scenica da cui emergono con lo strisciare e con una sorta di butoh che si espande in contemporanee gestualità. Grandi volute di fumo avvolgono il palco ed invadono la platea, la quale resta   calamitata dalle nebbiose e tormentate atmosfere, trafitte  dalle luci di Mathias Märker in un evolutivo percorso di affascinamento. La scena  di Volker Hintermeier è scena unica girevole con un enorme relitto di nave ed una possente testa di toro ad evocare il mito del minotauro in Creta, isola in cui si svolge l’opera. Idomeneo ritorna a casa dalla guerra e che per aver salva la vita promette a Nettuno un sacrificio umano: “ucciderò il primo uomo che incontrerò appena toccata terra”, ma il primo uomo che incontra è l’amato figlio Idamante. Per scongiurare il sacrificio-delitto Idomeneo è contrastato dai fantasmi della sua mente e ha paura dell’orrore lasciato dalla guerra!  Bernard  Richter è appunto un Idomeneo molto umano, pieno di timori e sconvolto dal suo giuramento che eviterà dopo mille tormenti; la voce di  Richter vola sicura e flessibile con colorature affascinanti e con timbro lirico pieno e caldo; alla duttilità vanno aggiunte la forte presenza scenica e  la grande abilità di attore, che unite, rendono  il personaggio autenticamente sofferente e umano: un Idomeneo che resterà impresso ! Certamente facilitati dalla vigorosa e soffice direzione polarizzante di Diego Fasolis tutti i cantanti hanno dato il meglio di se ed una gradevole nota è sicuramente  la prassi esecutiva con fortepiano. Elettra figlia di Agamennone trova in Federica Lombardi una impetuosa ed irosa interprete che sente traditi i suoi affetti e che riesce a fluidificare gli impeti tramutati in dolcezza sobria come in ‘Soavi zeffiri’; valida interprete che sfoggia...

ALI’ BABA’ e i 40 LADRONI – Teatro alla Scala 3 settembre 2018

ALI’ BABA’ e i 40 LADRONI – Teatro alla Scala 3 settembre 2018
Alì Babà e i 40 ladroni è un racconto fiabesco nei ricordi e nelle fantasie di tutti noi. Nel tempo l’espressione “Alì Babà e i 40 ladroni”  è pure divenuta battuta  ironica e dissacrante ricorrente, ad indicare certi comportamenti pubblici considerati poco etici e corretti, facili preda di  ironizzanti considerazioni che celano anche  imbarazzo. L’Opera di Cherubini mi è sconosciuta e quindi…con il sorriso sulle labbra, mi avvio a conoscerla ! ALÌ BABÀ E I 40 LADRONI Progetto Accademia Coro e Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala Nuova Produzione del Teatro alla Scala           Direttore  Paolo Carignani Regia  Liliana Cavani Scene Leila Fteita Costumi Irene Monti Luci Marco Filibeck Coreografia Emanuela Tagliavia Alì Babà     Paolo Ingrasciotta ( Paolo Ingrasciotta Delia Enkeleda Kamani Morgiane Alile Qiontavalla Nadir RHun Kim Aboul-Hassan Maharram Huseynov Ours-Kan   Rocco Cavalluzzi Thomar   Lasha Sesitashvili Calaf Chuan Wang Phaor Ramiro Maturana   Il progetto di affidare un titolo ad ogni stagione scaligera  agli studenti dell’Accademia della Scala di Milano è certamente positivo ed apprezzabile.   Quest’anno è la volta di “Alì Babà ed i 40 ladroni” di Luigi Cherubini, con la regia classica di Liliana Cavani e la direzione dell’esperto  Paolo Carignani, dopo la preparazione di Luciana d’Intino. L’opera in sé puo’ risultare interessante, anche se priva di guizzi particolari che accendano entusiasmi uditivi. La regia molto classica, salvo l’inizio dei due atti con l’ambientazione in sala di lettura di una ben provvista biblioteca e poi un grande muro bianco che alle fatidiche parole, ‘Sesamo apriti’ si apre alla caverna contenente il rilucente tesoro; simpatico anche l’ingresso di Nadir e poi il finale di Delia e Nadir su motocicletta rossa d’antan. L’attenzione va rivolta tutta i ragazzi dell’Accademia, ai quali va un globale apprezzamento, con qualche nota positiva in più per Alice Quintavalla/Morgiane, Enkeleda Kamani/Delia e Hun Kim/Nadir. L’insieme, anche se prevedibile, risulta gradevole e fruibile. I vari ruoli ben assegnati e buona presenza scenica. Hun Kim presenta un bel tono e facilità negli acuti, Enkeleda Kamani è agile, ricca di colori e ben impostata, come Alice Quintavalla che offre anche bel tono ed impostazione sicura. Particolarmente interessanti anche Paolo Ingrasciotta nel ruolo del titolo ed anche Ramiro Maturana  in Phaor. Il siparietto per i cambi scena è un cielo stellato che brilla. Direzione, coro e balletti ben apprezzati. La Musica vince sempre. Renzo...

DER FREISCHÜTZ (Il franco cacciatore)-TEATRO ALLA SCALA MILANO 2 nov.2017

DER FREISCHÜTZ (Il franco cacciatore)-TEATRO ALLA SCALA MILANO 2 nov.2017
  Tema caro al romanticismo europeo è rappresentato dall’eterno duello tra il bene ed il male e dall’esaltazione degli alti sentimenti (quanto vorrei che oggi fossero ancora così alti!!) del dovere, la lealtà, l’etica ed un grande senso della correttezza! Altro tema importante era il ‘perdono’ che veniva concesso con delle condizionali (e non come sovente avviene oggi, incondizionatamente per una sorta di lassismo sociale).  Der Freischütz contiene tutti questi elementi e quale prima opera romantica apre le porte alle successive composizioni, con temi importanti, come i leit motiv, esaltati poi da Wagner.   DER FREISCHÜTZ (IL FRANCO CACCIATORE)-TEATRO ALLA SCALA MILANO Carl Maria von Weber Opera romantica in tre atti Libretto di Friedrich Kind (Edizione C F Peters Musikverlag.Urtext edition a cura di J. Freyer; rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali)   Coro e Orchestra del Teatro alla Scala Nuova produzione Teatro alla Scala Direttore  Myung-Whun Chung Regia  Matthias Hartmann Scene  Raimund Orfeo Voigt Luci Marco Filibeck Drammaturgo Michael Küster Costumi Susanne Bisovsky e Josef Gerger Collaboratore ai costumi Malte Lübben   CAST Ottokar Michael Kraus Kuno Frank van Hove Agathe Julia Kleiter Äennchen Eva Liebau Kaspar Günther Groissböck Max Michael König Ein Eremit Stephen Milling Kilian Till Von Orlowsky Vier Brautjungfern Céline Mellon* Sara Rossini* Anna-Doris Capitelli* Mareike Jankowski* Stimme des Samiel Frank van Hove *Soliste dell’Accademia di perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala Allestimento studiato e curato da Matthias Hartmann alla regia decisamente attenta e curata, dove nulla è lasciato agli interpreti (quante volte invece  si deve percepire..) , ma tutto fila sul binario della costruzione e di significati espressi; Raimund Orfeo Voigt ha creato delle scene essenziali, ma intellegibili,  con chiara lettura classica,  inserendo elementi scenici luminosi a dettagliare le montagne sullo sfondo piuttosto che la casetta nei boschi, la chiesetta o la casa di Agathe decisamente affascinante e descrittiva. Alberi altissimi neri e stilizzati creano il bosco ed  il fuoco sul palco è sempre di forte suggestione, quasi ad evocare paure e timori peraltro attrattivi dell’infanzia. Il coro, diretto da Bruno Casoni, è molto presente ed importante ed ha dato prova di grande professionalità sia nel canto che nell’interpretazione attoriale: la massa qui è stata usata per implementare la scena e rendere credibile il villaggio. La direzione di Myung-Whun Chung oltre che efficace con il golfo mistico è stata bella da vedere e gustare il gesto attento e coinvolto: grande direzione! Ancora una parola sull’allestimento ed un plauso ai costumi di chiara ispirazione popolare boema, ma rivisitati e ripensati da Susanne Bisovsky e Joseph Gerger con la collaborazione di Malte Lübben in una esplosione di colore e di significato, come il grande velo bianco a terra che si alzerà in volo assieme alla casa per dileguarsi nello spazio celeste.Le luci di Marco Filibeck non deludono mai ed anche in questo ‘Franco Cacciatore’ sono disegnate e dosate con grande efficacia. Veramente la tentazione di scrivere ancora della scena, dell’orchestra e della drammaturgia pregevole  di Michael Küster  sarebbe alta, ma è giusto riservare spazio alle voci. Michael Kraus è il baritono che interpreta il principe boemo con piglio e fermezza, lasciando alla voce profonda e tonale oltre che al gesto la declinazione dei sentimenti e delle decisioni, che opportunamente motivate si possono mutare. Il guardiaboschi del principe, ovvero Kuno è lasciato a Frank van Hove che esprime con bel colore e bel temperamento quanto sta nel personaggio; Agathe, l’amata da Max e da questi ricambiata, incontra la splendida voce di Julia...

IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO -Teatro alla Scala Milano- 13 febbraio 2016

IL  TRIONFO  DEL  TEMPO  E  DEL  DISINGANNO -Teatro alla Scala Milano- 13 febbraio 2016
IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO –Teatro alla Scala di Milano Musica di Georg Friedrich Händel Libretto di Benedetto Pamphilij Bellezza                Martina Janková Piacere                 Lucia Cirillo Disinganno           Sara Mingardo Tempo                   Leonardo Cortellazzi Maestro al calvicembalo ed all’organo          Gianluca Capuano Direttore               Diego Fasolis Regia                             Jürgen Flimm e Gudrun Hartmann Scene                             Erich Wonder Costumi                Florence Von Gerkan Lighting Designer  Martin Gebhardt Coreografia           Catharina Lühr   Nell’ultimo giorno di Carnevale, al Teatro alla Scala di Milano è di scena l’allegoria! Il sapore del ‘senza tempo’ aleggia all’interno di una sorta di American Bar, dove sfilano diversi personaggi (e ad un certo punto una vera sfilata di moda sull’alto bancone a guisa di passerella):  diversi fra loro, ma tutti si dibattono tra le attese, le illusioni e le prese di coscienza di quello che è la sostanza della vita umana. La trasposizione ai giorni nostri, con intrusioni settecentesche, ha reso  brillantemente  e godibile un’opera che geniale ai tempi della composizione, a distanza di oltre 300 anni va gustata con atmosfere più vicine e comprensibili agli stili di questa, seppur discutibile,  moderna società. Il tema è noto a tutti gli umani: la gioventù reca con se i segni della Bellezza ed assapora il gusto del Piacere, ma inesorabile il Tempo scorre ed il Disinganno toglie il velo dell’illusione per fare accettare la realtà e ad essa adeguare il nuovo ed ultimo stile di vita. La lettura dei diversi simbolismi inseriti nell’allestimento non è sempre immediata, mentre alcune gestualità sono rappresentative ed efficaci come le tovaglie alzate contemporaneamente dai camerieri ai tavoli e gettate a terra con noncuranza, così come i veli delle illusioni cadono man mano che la vita scorre. Diego Fasolis, il direttore d’orchestra, non ha certo bisogno di presentazioni trattandosi di uno del massimi esponenti nell’ambito della Musica antica; anche in questa occasione ha saputo rispettare la partitura  e seguire il canto con solida tecnica ed animo partecipe; l’attualizzazione registica di Flimm e Hartmann, come anzi detto è risultata gradevole grazie anche alle belle scene con  contaminazioni tra classico ed ipermoderno di Wonder. Le luci di Gebhardt hanno dato risalto agli ori ed agli argenti accentuando il significato del ‘valore temporale’; delicata la coreografia di    Lühr in abbinamento ai costumi anch’essi di stili diversi di Von Gerkan. Le voci decisamente interessanti! La Bellezza ha incontrato in Martina Janková un’interprete di efficacia assoluta per l’immedesimazione  sofferta e sconcertata, offrendo   bei colori argentini negli acuti e preziosamente ambrati nei toni bassi. Tutti i cantanti decisamente a proprio agio e di buona presenza scenica hanno convinto  e così anche Lucia Cirillo nel ruolo del Piacere reso con seduzione e caparbietà avvalorate da voce e timbro gradevoli all’ascolto: commovente il ‘lascia la spina..’. Veniamo ora ai contrapposti ruoli: il Tempo è stato interpretato da Leonardo Cortellazzi con un lieve senso di impazienza evidenziatosi allo scadere dell’intervallo quando, al rientro in platea, il pubblico lo ha già trovato sul palco a passeggiare con fare irrequieto; il  tenore dalla voce armoniosa e dolcemente arrotondata ha raggiunto un buon risultato. Sara Mingardo nel ruolo del Disinganno, beffardamente conscia degli effetti del trascorrere del Tempo, ha affrontato Bellezza portandola a lasciare il Piacere terreno per convertirsi a più elevati ed eterni valori. Il superbo contralto ha dato una lettura decisa, ricca di colori e vibranti emozioni. Al pubblico del 2016 poco importa dei rapporti veri o presunti che intercorsero tra Händel ed il cardinal Pamphilij, ma è ben lieto che la composizione  sia giunta fin qui...