FILIPPO ARCELLONI – CONFERENZA SPETTACOLO – BIBLIOTECA CIVICA SANTHIA’ – 30 AGOSTO 2021

FILIPPO ARCELLONI – CONFERENZA SPETTACOLO – BIBLIOTECA CIVICA SANTHIA’ – 30 AGOSTO 2021

La nuova frontiera del turismo è il turismo lento e, tra i tanti cammini presenti in Europa – e in particolare per quanto ci riguarda, in Italia – abbiamo la via Francigena. Santhià è la 44a tappa del cammino da Roma a Canterbury e vede ogni anno migliaia di pellegrini di passaggio o in sosta in città. Uno di questi è FILIPPO ARCELLONI.

SOFFI DI FINE ESTATE 2021 – BIBLIOTECA CIVICA SANTHIA’ – 30 AGOSTO 2021

FILIPPO ARCELLONI

Presentato dalla bibliotecaria Marinella Bianco al folto pubblico in Biblioteca, il camminatore, attore, regista, scrittore FILIPPO ARCELLONI, ha intrattenuto tutti con la una conferenza-spettacolo sul suo ‘camminare’. La conferenza è stata preceduta dall’inaugurazione della mostra fotografica sui TRAIL ANGELS, relativa all’opera di un gruppo di manutentori dei sentieri locali (Via Francigena e Cammino di Oropa). La mostra è stata curata da Mario Matto – cuore pulsante dell’Associazione Amici della Via Francigena di Santhià – e da Marcello Vallese, coordinatore del gruppo e attivo manutentore dei cammini.

Filippo racconta del fermo causa Covid 19 e di quanto in inverno abbia pensato, riflettuto, programmato e focalizzato il tema “Covid e Arte”, intesa nel più ampio senso del termine, che ha poi documentato con 45 filmati sul suo canale YouTube, relativi agli interventi realizzati nel corso del 2020.

Quando è in cammino chiede un pernottamento e un pasto, ed offre la conferenza-spettacolo in una sorta di teatro itinerante (Teatro della Provvidenza).

Racconta che il camminare è un atto complicato, che fa star bene anche grazie all’atto dell’incontro, come quando, scendendo dal Gran San Bernardo, incontra un pastore che gli spiega tutto sul suo allevamento e sui suoi pascoli. Analizza poi il cammino quale atto religioso, laico, di speranza, enogastronomico e di meditazione possibile, con l’immersione nella solitudine e contemplazione della natura che ci circonda e che consente di trarre pensieri e parole dalle immagini che lentamente si susseguono nel percorso a piedi. Evidenzia quanto sia differente il camminare per un paio di giorni dal vero cammino di più giorni, dove il peregrinare consente la riacquisizione del tempo e dello spazio, in una bolla temporale sospesa: camminando ci si allontana mentalmente dalla quotidianità e la meta da raggiungere diventa lo scopo da perseguire in libertà.

Camminare è il primo atto del bambino quando riesce a superare il gattonare, è un gesto antico e la lentezza riporta ai millenni trascorsi, guarendo i mali dell’anima contemporanea.

Arcelloni continua con il racconto di un albero di fichi e delle visioni della famiglia di provenienza contadina che mille volte avevano compiuto il gesto di raccogliere un frutto, dell’allontanamento dalla terra per inseguire il sogno moderno del lavoro in fabbrica, ma anche dell’essiccamento dell’essere umano, quando non affonda più le radici nella terra, ma le appoggia, quasi sospese, sul cemento. Filippo si perde poi in racconti fiabeschi di fate buone che però non perdonano l’avidità, l’invidia e il tradimento, e rammenta anche un tratto del percorso vicino a Piacenza, dove chi cammina è affiancato da un lato da una strada, percorribile ai 50 all’ora, a sua volta affiancata da un tratto di autostrada da 130 chilometri all’ora ed ancora da un tratto di alta velocità ferroviaria da 300 chilometri orari. Ma volgendo lo sguardo sull’altro lato, si vede il corso del fiume Po, e questo può essere vissuto con lo sguardo della lentezza, così come un quadro viene apprezzato nei dettagli.

L’intrattenitore diviene affabulatore e, dopo aver affrescato l’immagine del campanile, che da lontano sempre appare indicando il prossimo luogo abitato da visitare, definisce alcuni aggettivi per il cammino: anarchico, inconscio e attore di luddismo (la prima fase del movimento operaio britannico, nei primi decenni del sec. XIX, caratterizzato da reazioni violente contro l’introduzione delle macchine e la conseguente disoccupazione), spiegandone i concetti. Poi esterna le sue frasi-chiave per il cammino:

– chi me l’ha fatto fare? (ma continua a farlo);

– ritornerò – a reincontrare persone e luoghi conosciuti nel cammino;

– che bello! – trovare il bello nelle cose che si fanno;

– GRAZIE – il senso di gratitudine (e un mio commento personale è che nella vita non bisogna mai “accontentarsi”, ma essere contenti di quello che si ha, soprattutto chi è nato nella parte fortunata del mondo!).

Filippo conclude dicendo che “il cammino che piace è quello che arriva al cuore” ed aggiungerei che ogni azione che si ricorda nel tempo è perché aveva raggiunto il nostro cuore.

La Cultura vince sempre

Renzo Bellardone

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