FIERRABRAS – Teatro alla Scala – 30 giugno 2018

FIERRABRAS – Teatro alla Scala – 30 giugno 2018
Così ha postato  sul proprio  profilo un notissimo inviato e commentatore  radiofonico, esperto d’opera : “Scala semivuota allo sbadiglifero ‘Fierrabras’. Per me quindi nulla di più eccitante che desiderare di verificare di persona (invece di credere sulla parola un esperto) ed allora mi attivo per i soliti canali, ma….la confusione, la superficialità se non indifferenza incontrata  fanno si che lascio perdere gli Uffici scaligeri  ed acquisto un biglietto (al momento dell’acquisto ancora 871 posti liberi). Altra sfida: il caldo e la scomodità dei trasporti….In ogni caso finalmente si entra in Scala e decido di pubblicare comunque se non una recensione emozionale, almeno un succinto commento. Eccolo :   FIERRABRAS – Franz Schubert Prima rappresentazione al Teatro alla Scala Coro e Orchestra del Teatro alla Scala Produzione Salzburger Festspiele Direttore  Daniel Harding Regia  Peter Stein Scene  Ferdinand Wögerbauer Costumista Anna Maria Heinreich Luci Joachim Barth CAST Emma Anett Fritsch Florinda Dorothea Röschmann Maragond Marie-Claude Chappuis Fierrabras Bernard Richter König Karl Tomasz Konieczny (5, 9, 12, 15 giugno) Sebastian Pilgrim (19, 27, 30 giugno) Roland Markus Werba Eginhard Peter Sonn Boland Lauri Vasa Ogier Martin Piskorski Brutamento Gustavo Castillo* *Allievi dell’Accademia Teatro alla Scala     La scarsa regia non aiuta un’opera lenta e ripetitiva, anche se gli appassionati d’opera trovano sempre elementi per salvare la produzione. Interessante la scenografia che rimanda al tratto di pennino ed in modo semplice raffigura il necessario; nota critica è il dover rilevare la ridondanza della stessa che annulla la bellezza della semplicità concettuale. La direzione di Harding esula dai commenti, in quanto è talmente bella, precisa che superbamente si innalza sul podio. Mediamente il cast risulta buono e per quanto mi riguarda l’unico nome conosciuto è quello di Markus Verba che anche in questo caso si afferma interprete rilevante. La Musica vince sempre. Renzo...

IL SEGRETO DI SUSANNA – LA VOIX HUMAINE – Teatro Regio Torino 19 maggio 2018

IL SEGRETO DI SUSANNA – LA VOIX HUMAINE – Teatro Regio Torino 19 maggio 2018
Così come è sempre divertente rivivere le opere di repertorio che ben conosciamo e che ci danno appunto la sicurezza del ’conosciuto’, a me diverte pure la scoperta del nuovo o del poco conosciuto e da ‘non musicista’ assaporare sonorità più vicine a noi, ambientate con scene e luci contemporanee. Il dittico assaporato al Regio di Torino ha offerto anche questo.   IL SEGRETO DI SUSANNA – LA VOIX HUMAINE – Teatro Regio Torino 19 maggio 2018 Il segreto di Susanna Intermezzo in un atto Libretto di Enrico Golisciani Musica di Ermanno Wolf-Ferrari   Personaggi Interpreti La contessa Susanna soprano Anna Caterina Antonacci Il conte Gil, suo marito baritono Vittorio Prato Sante, servitore muto mimo Bruno Danjoux La Voix humaine Tragedia lirica in un atto Testo di Jean Cocteau Edizione in lingua originale francese Musica di Francis Poulenc Personaggi Interpreti Una donna soprano Anna Caterina Antonacci Direttore d’orchestra Diego Matheuz Regia Ludovic Lagarde Scene Antoine Vasseur Costumi Fanny Brouste Video Lidwine Prolonge Luci Sébastien Michaud Assistente alla regia Céline Gaudier   Orchestra del Teatro Regio Allestimento Opéra Comique (Parigi) in coproduzione con Les Théâtres de la Ville de Luxembourg e Opéra Royal de Wallonie   Il segreto di Susanna, su libretto di Enrico Golisciani, Wof Ferrari lo compose per gli allievi del Liceo Musicale di Venezia, ma debutta a Monaco di Baviera nel 1909. La prima italiana la dirige Riccardo Dellera al Teatro Costanzi di Roma nel 1911, Arturo Toscanini la propone poi al Dal Verme di Milano nel 1918. Nel 1920 l’opera debutta al Teatro Regio di Torino, con la diciassettenne Toti Dal Monte come protagonista ed a dirigere Héctor Panizza. L’opera comique torna ora al Regio di Torino con la brillante, movimentata ed accurata regia di Ludovic Lagarde. L’intermezzo è musicalmente  di rilievo fin dal la brillante sinfonia iniziale, sovente  eseguita in programmi concertistici, ed addirittura  incisa da direttori come Victor de Sabata e Gianandrea Noseda. La struttura dell’opera è decisamente ispirata alla Serva Padrona di Pergolesi:un baritono, un soprano ed un servo muto! Le citazioni musicali sono evidenti: Mozart, Rossini, Verdi ed anche Debussy. Dopo essersi affermato nel ruolo del Conte Gil con enorme  successo a Parigi, Lussemburgo e Liegi, il baritono Vittorio Prato propone il ruolo anche sul palcoscenico del Teatro Regio di Torino: espone qui  un timbro ed una eleganza in scena (grazie anche alla sua fisicità)  davvero non comuni, con un bel colore e tono potente e rilevante, vocalità pulita. Sul podio Diego Matheuz si presenta a Torino quale giovane, attento e preciso direttore che coinvolge buca e palco con maestria e tecnica. Ha un gesto molto chiaro e punta alla qualità con attenzione e rigore. Davvero simpatica la scenografia contemporanea di Antoine Vasseur che ospita tutta la vicenda in salotto; la scenografia girevole diverrà poi l’appartamento della donna appesa al filo del telefono, arricchita dai video che sottolineano la disperazione dell’abbandono, curati da Lidwine Prolonge; Le luci di grande effetto e davvero ben utilizzate secondo il disegno di Sébastien Michaud  lasciano il bianco dominante per per la disperazione della Voix Humaine, mentre si colora con variazioni moderne per il divertente Segreto: il fumo di Susanna! I costumi di Fanny Brouste sono pertinenti ed azzeccati: divertenti nel segreto ed eleganti poi in la Voix. Anna Caterina Antonacci qui è divertente espansiva con timbricità ed interpretazione di rilievo. Interessante anche il servo muto Bruno Danioux.  i della sua generazione.   Negli anni in cui Francis  Poulenc compose l’opera su testi di Cocteau, non esistevano i cellulari, tutti gli apparecchi elettronici da cui siamo schiavizzati nei nostri giorni...

IL CORSARO – Teatro Municipale di Piacenza, 6 maggio 2018

IL CORSARO – Teatro Municipale di Piacenza,  6 maggio 2018
Ricerca e innovazione sono ‘il sale della vita’ dei teatri che intendono  avere lunga esistenza e che si adoperano sia per  accontentare il pubblico fidelizzato, che quello che si avvicina ad esso solo per assaporare le novità, le riscoperte e le opere poco rappresentate. Il teatro di Piacenza, in questo ambito, è fiore all’occhiello: ecco infatti, che a conclusione di stagione, propone l’opera giovanile di Giuseppe Verdi ‘Il Corsaro’   IL CORSARO – Teatro Municipale di Piacenza,  6 maggio 2018 Melodramma tragico in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave e musiche di Giuseppe Verdi dal poemetto The Corsair di George Byron Personaggi e interpreti  Corrado: Iván Ayón Rivas Medora: Serena Gamberoni Seid: Simone Piazzola Gulnara: Roberta Mantegna Selimo: Matteo Mezzaro Giovanni: Cristian Saitta Un Eunuco/Uno Schiavo: Raffaele Feo Matteo BELTRAMI, direttore Lamberto PUGGELLI, regia  ripresa da GRAZIA PULVIRENTI PUGGELLI Marco CAPUANA, scene Vera MARZOT, costumi Andrea BORELLI, luci Renzo MUSUMECI GRECO, maestro d’armi Pier Paolo ZONI, assistente alla regia ORCHESTRA REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA Corrado CASATI, maestro del coro Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza Fondazione Teatro  Comunale di Modena Allestimento del Teatro Regio di Parma   Giuseppe Verdi, in rotta di collisione con il proprio editore Francesco Lucca e gradualmente  disamorato dal testo, perse  interesse  per quell’opera (forse con già nell’animo le prime note di Luisa Miller) ed infatti, dopo anni, non diresse alla prima del 25 ottobre 1848, al teatro Grande di Trieste. Il Corsaro resta opera poco rappresentata in quanto considerata opera minore di Verdi, ma se mi posso permettere credo contenga  arie di tenera bellezza e momenti di forte temperamento musicale. La rappresentazione proposta dal Municipale di Piacenza  è l’allestimento del Regio di Parma, con la classica ma efficace regia di Lamberto Puggelli ripresa da Grazia Pulvirenti Puggelli: azione e movimento  amplificati dalle luci di Andrea Borelli che sfruttano il rosso vivace a spaccare il grigio o il nero che occupano  le scene. Marco Capuana ha realizzato la scenografia con alberi di nave, gomene, scale e catene per contestualizzare la narrazione, coadiuvata anche dai classici e pertinenti costumi di Vera Marzot. A dirigere l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna è sul podio il giovane, ma ben affermato Matteo Beltrami (direttore musicale ed artistico del Coccia di Novara); da una posizione di palco ho potuto apprezzare l’attenzione e la cura  che il maestro ha riservato ad ogni singolo elemento dell’orchestra e dell’entusiasmo riservato al palco, cose che hanno decretato il buon risultato complessivo. Il tenore peruviano Iván Ayón Rivas è risultato un buon  Corrado, con espressione e tono decisi e bella intonazione (in crescendo rispetto agli ascolti al Regio di Torino); Medora ha incontrato la gradevolezza interpretativa di Serena Gamberoni che ha espresso grande facilità negli acuti ed interessante estensione vocale. Parimenti pregevole, nel ruolo della sventurata  Gulnara, incontriamo Roberta Mantegna che colpisce per l’avvolgente colorazione e l’ accorata interpretazione arricchita da  agilità ed espressività.   Matteo Mezzaro, Cristian Saitta e Raffaele Feo rispettivamente nei ruoli di Selimo, Giovanni ed uno schiavo sono risultati ben in ruolo. Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, diretto da Corrado Casati è piaciuto anche per la passione che abitualmente imprime all’interpretazione ed in quest’opera si è apprezzata l’efficace imperiosità del coro maschile e  la versatilità della parte femminile. Una nota di particolare rilievo la riservo a Simone Piazzola, che potente e timbrato ha disegnato Seid  con dettaglio interpretativo non comuni; giovane e deciso ha davvero affascinato per carisma, vigore, tono, colore ed interpretazione.   La Musica vince sempre. Renzo Bellardone   foto di Mirella...

La GIOCONDA – Teatro Municipale di Piacenza – 18 marzo 2018

La GIOCONDA – Teatro Municipale di Piacenza – 18 marzo 2018
Per narrare de ‘La Gioconda’ di Ponchielli, bisogna subito dire che viene molto poco rappresentata, ma che contiene molti messaggi che ben si attagliano anche  certi tristi aspetti della contemporaneità, come si evince dalla note di regia di Federico Bertolani a cui null’altro riesco aggiungere: “i personaggi sono tragicamente caparbi, seguono ciecamente le loro passioni… a discapito del realismo che li circonda….le loro verità sono deboli e i sentimenti confusi. L’amore si confonde con l’odio, il rispetto con la violenza, la legge con l’abuso di potere..” LA GIOCONDA Dramma in quattro atti di Arrigo Boito (firmatosi con lo pseudonimo e anagramma di Tobia Gorrio) musiche di Amilcare Ponchielli Personaggi e interpreti  La Gioconda: Saioa Hernández Enzo Grimaldo: Francesco Meli Barnaba: Sebastian Catana Laura Adorno: Anna Maria Chiuri Alvise Badoero: Giacomo Prestia La Cieca: Agostina Smimmero Zuàne: Graziano Dallavalle Un Cantore: Nicolò Donini Isèpo: Lorenzo Izzo Un Pilota/Barnabotto: Simone Tansini Daniele CALLEGARI, direttore Federico BERTOLANI, regia Andrea BELLI, scene Valeria Donata BETTELLA, costumi Fiammetta BALDISERRI, disegno luci Monica CASADEI, coreografie ORCHESTRA REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA Corrado CASATI, maestro del coro VOCI BIANCHE DEL CORO FARNESIANO DI PIACENZA Mario PIGAZZINI, maestro del coro Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro  Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia Credit foto Roberto Ricci La Gioconda, ricca di danze, tra cui la più celebre ‘Danza delle ore’ è a buon diritto considerata una Grand Opéra, con una drammaturgia fortemente spettacolare  e ricca di colpi di scena. Sia la scrittura musicale che quella librettistica sono degne di rilievo e, sottolineando la poca rappresentazione della stessa, si evidenzia il merito della Fondazione Teatri di Piacenza, con le Fondazioni di Modena e Reggio Emilia,  per la proposta. Il pubblico di melomani ha letteralmente preso d’assalto il Comunale dando una chiave di lettura importante  alle direzioni artistiche: il ‘sold out’ non si fa esclusivamente con le opere di repertorio, ma anche con messe in scena non abituali, ma curate in ogni dettaglio e ricche di  idee messe in pratica!!! Questo forse il motivo della massiccia troupe televisiva per le riprese. La regia c’è! La scenografia c’è! E ci sono pure tutti gli altri elementi indispensabili alla realizzazione di questa applauditissima ‘La Gioconda’. La scenografia semplice, ma decisamente comunicativa realizzata da Andrea Belli,  rispetta i quattro fondamentali elementi naturali: il fuoco, che appare materialmente in scena, l’aria  rappresentata dai vapori in trasparenza, la terra su cui poggiano tutte le vicende e l’acqua che invade il palcoscenico,  come a Venezia invade e contorna la città.   La regia di Federico Bertolani è curata in ogni particolare ed è evidente risultato di ampio studio sia della vicenda, che dei singoli personaggi, che della partitura: ricca di movimento, atteggiamenti e gestualità si avvale di pochi elementi scenici di forte impatto. La coreografia curata da Monica Casadei per e con la Compagnia Artemis Danza  è elemento predominante e di assoluta efficacia per questa Grand Opéra, riuscendo ad intervenire in completa contestualizzazione con la vicenda,  rappresentandola  coreograficamente  con gusto contemporaneo e addirittura acrobatico come nella succitata ‘danza delle ore’ dove ogni movimento ricorda le lancette dell’orologio con capriole a uno o più danzatori, piuttosto che lo scandire del tempo con movenze ritmate e cadenzate. I costumi di Valeria Donata Bettella, sono indiscutibilmente belli,  pertinenti ed indossati con la necessaria naturale eleganza! Le luci ben disegnate da Fiammetta Baldisseri sono state esaltate dai riflessi dell’acqua, che naturalmente ondeggianti sulle volute dorate del soffitto, hanno creato suggestioni raffinate. L’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna è stata diretta dal maestro concertatore e direttore Daniele Callegari, non certamente nuovo a queste esperienze...

ORFEO – Teatro Regio di Torino – 18 marzo 2018

ORFEO – Teatro Regio di Torino – 18 marzo 2018
Rappresentata in occasione del carnevale mantovano del 1607, ancora oggi è estremamente piacevole vivere il racconto di Orfeo che per amore segue l’amata Euridice all’Inferno, in una sorta di favolistica mitologia. La Musica è eterna e come canta nel prologo di Orfeo “Io la Musica son, ch’a i dolci accenti so far tranquillo ogni turbato core, et hor di nobil ira et hor d’amore, posso infiammare le più gelate menti.”   L’Orfeo – Teatro Regio di Torino – 18 marzo 2018   Favola in musica in un prologo e cinque atti Libretto di Alessandro Striggio Musica di Claudio Monteverdi   Personaggi Interpreti La Musica e Proserpina soprano Roberta Invernizzi Orfeo baritono Mauro Borgioni Euridice soprano Francesca Boncompagni La Messaggera e La Speranza mezzosoprano Monica Bacelli Caronte basso Luigi De Donato Plutone basso Luca Tittoto Apollo e Primo pastore tenore Fernando Guimarães La Ninfa soprano Leslie Visco Eco e Secondo spirito tenore Joshua Sanders Primo spirito e Secondo pastore tenore Luca Cervoni Terzo pastore contralto Marta Fumagalli Quarto pastore e Terzo spirito basso Davide Motta Fré Enrico Bava (15, 17) Realizzazione del basso continuo Strumentisti della Cappella Neapolitana Direttore d’orchestra Antonio Florio Regia Alessio Pizzech Scene Davide Amadei Costumi Carla Ricotti Coreografia Isa Traversi Luci Andrea Anfossi Maestro del coro Andrea Secchi Orchestra e Coro del Teatro Regio Con la partecipazione dell’Ensemble strumentale La Pifarescha Credit Foto Ramella&Giannese – Edoardo Piva     Poco importa essere certi del fatto che l’Orfeo di Monteverdi sia realmente stata la prima composizione operistica o se antecedenti potrebbero averne il merito; in ogni caso è da quel 24 febbraio del 1607, data della prima rappresentazione a Palazzo Ducale di Mantova che l’ardita opera viene rappresentata abitualmente nei teatri d’opera ed in tutto il mondo viene ancora molto apprezzata. (Interessante in proposito il commento di Marco Leo in apertura del libretto di Sala dedicato). La narrazione si svolge dai campi della Tracia e poi nell’Oltretomba; l’opera inizia con una toccata  strumentale ricca di fioritura di trombe e ritmati tamburi che  precedono  l’entrata della Musica, rappresentante lo “spirito della musica”, che canta il celeberrimo prologo, anteprima della sua stessa esaltazione: La Musica invita all’ascolto e poi enuncia le sue abilità e talenti ….”so far tranquillo ogni turbato core” (facendo da subito apprezzare il libretto di Alessandro Striggio. La messa in scena torinese è particolare, seppur non innovativa, ma lascia qualche punto di domanda sulle scelte scenografiche: se i prati fioriti sono deliziosamente primaverili e le cupe scene agl’Inferi turbano, risulta di meno facile   comprensione  l’installazione di enormi pannelli che, con una impennata di fantasia, forse ricordano il Palazzo della Prima; anche per i costumi si è avuto lo stesso atteggiamento, per le diverse epocalizzazioni  e  contestualizzazioni. Trovate poco utilizzate le luci, mentre rilevata la  grande efficacia  della scena con la barca di Caronte. Il Maestro Antonio Florio, attento ricercatore e profondo conoscitore del repertorio barocco oltre che fondatore della Cappella della Pietà dei Turchini è apprezzato  anche in questa occasione per l’ampio e significativo gesto, di lettura immediata e con risultati interessanti di scavo ed esaltazione. La regia di Alessio Pizzech è piacevole ed attenta al risultato d’insieme, coadiuvato dalle contemporanee ed audaci coreografie di Isa Traversi che fa simulare amori saffici ed amori senza inibizioni – un plauso sincero alle ballerine ed ai ballerini. Il cast è certamente di livello e consono al repertorio a partire da Roberta Invernizzi, grande interprete dell’epoca barocca, la quale nel ruolo della Musica entra in scena per il celebre prologo, dove esprime immediatamente le sue doti con timbricità e gradevolezza. Euridice viene interpretata...

MISERIA e NOBILTA’- Teatro Carlo Felice Genova – 25 febbraio 2018

MISERIA e NOBILTA’- Teatro Carlo Felice Genova – 25 febbraio 2018
Credo sia meritevole riscoprire i classici della nostra storia artistica e letteraria  e riuscire a rielaborarli in altra forma d’arte diversa dalla precedente, prolungandone la vita;  questo   percorso  tutela e salvaguardia il nostro patrimonio culturale che viene portato alla fruizione anche dalle nuove generazioni.   MISERIA e NOBILTA’ – Teatro Carlo Felice Genova – 24 febbraio 2018 di Marco Tutino Opera in due atti liberamente tratta dalla commedia di Eduardo Scarpetta, soggetto, sceneggiatura e libretto di Luca Rossi e Fabio Ceresa. Regia, Rosetta Cucchi Assistente alla regia, Stefania Panighini Scene, Tiziano Santi Assistente alle scene, Alessia Colosso Costumi, Gianluca Falaschi Assistente ai costumi, Nika Campisi Luci, Luciano Novelli Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice e Teatro Verdi Salerno. Direttore d’orchestra, Francesco Cilluffo Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice Maestro del Coro Franco Sebastiani Personaggi e interpreti principali: Bettina  Valentina Mastrangelo Peppiniello  Francesca Sartorato Gemma Martina Belli Eugenio Fabrizio Paesano Cameriere/Contadino Nicola Pamio Felice Sciosciammocca Alessandro Luongo Don Gaetano Alfonso Antoniozzi Ottavio Andrea Concetti Mimi DEOS: Luca Alberti, Luisa Baldinetti, Filippo Bandiera, Emanuela Bonora, Dario Greco, Erika Melli, Davide Riminucci, Francesca Zaccaria. Credit photo: Bepi Caroli     Ispiratosi alla vicenda scritta da Edoardo Scarpetta, Marco Tutino scrive la partitura per questa nuova opera  in prima mondiale ed in allestimento con Genova e Salerno. La curiosità è forte soprattutto dopo il successo de ‘La Ciociara’ sempre di Tutino: le attese non vanno deluse neppure al Carlo Felice, già al primo ascolto della gradevole composizione che utilizza anche il valzer ed alcune dotte citazioni da arie operistiche e canzoni napoletane. Fin dalle prime battute si entra in sintonia con la musica dolce e vigorosa al tempo stesso, affidata all’appassionata direzione del  giovane direttore Francesco Ciluffo che  imprime forza descrittiva  e poesia. Gli elementi scenici riconducono al verismo cinematografico e la vicenda si svolge in una Napoli dell’immediato dopoguerra, nei giorni del referendum per scegliere tra monarchia e repubblica! I mestieri di muratore, barbiere, lavandaia e stiratrice vengono ovviamente tutti svolti in strada a far da naturale fondale scenico alla miseria che ha segnato quegli anni. Gli spaghetti fumanti sono attesi dal pubblico come la marcia trionfale nell’Aida e gli spaghetti arrivano, fumanti e tanti, pronti a sfamare, almeno per un giorno, i diseredati per cause politiche o sociali. Nel momento della ‘spaghettata’ la musica si fa ampia e porta alla naturale commozione.  Il secondo atto si svolge invece nell’abitazione di Don Gaetano e tra sostituzioni di persona e ritrovamenti di madre e figlio si giunge al lieto fine che conclude l’opera. La regia di Rosetta Cucchi è attenta ai particolari e fa muovere i personaggi con grande realismo. Le scene di Tiziano Santi rimandano alla classicità, escludendo ovvietà ed i costumi di Gianluca Falaschi anche in questo caso sono studiati in ogni dettaglio e calibrati ai ruoli. Apprezzato anche il coro diretto da Franco Sebastiani.   Venendo al cast, si può a buon diritto dichiarare che è di buon livello. Nei panni di Felice Sciosciammocca troviamo Alessandro Luongo con buona presenza scenica e voce arrotondata dai colori ambrati.   Valentina Mastrangelo nei panni di Bettina trae voce squillante ed armoniosa, così come Martina Belli  che nel ruolo di Gemma sfodera agilità e facilità negli acuti. Peppiniello è affidato al mezzo-soprano Francesca Sartorato  che si esprime con vivacità e bel colore.  Fabrizio Paesano interpreta il ruolo di Eugenio con scioltezza e buona intonazione e Nicola Pamio da vita prima al contadino e poi al cameriere con grande sicurezza. Andrea Concetti non delude mai con i bei colori scuri...