AIDA – OPERA CHE PASSIONE – 8 luglio 2024

AIDA – OPERA CHE PASSIONE – 8 luglio 2024
La primavera ed estate 2024 del nord Italia, saranno ricordate per un meteo strano che limita le azioni e le realizzazioni. Anche per la rassegna operistica -dal 2023 ideata nello storico Anfiteatro della ‘Passione’ a Sordevolo- la Direzione e maestranze del Teatro Coccia di Novara, produttore e realizzatore del progetto, in corsa ha dovuto di trasferire la recita verso lo storico Teatro di Novara, appunto per avverse previsioni meteo. AIDA – SORDEVOLO. L’OPERA, CHE PASSIONE! Anfiteatro Giovanni Paolo II, Sordevolo (Biella) Musica di GIUSEPPE VERDI Libretto di Antonio Ghislanzoni Direttore Marco Alibrando Regia Alberto Jona Scene Matteo Capobianco Visual Designer Luca Attilii Immaginario di teatro d’ombra Controluce Teatro d’Ombre Luci Ivan Pastrovicchio e Alberto Jona Costumi Silvia Lumes Coreografo e danzatoreGérad Diby Aida – Serena Farnocchia Radamès – Jason Kim Amneris – Veronica Simeoni Amonasro – Gustavo Castillo Ramfis – Stefano Paradiso Il Re d’Egitto Luca Park Una sacerdotessa Elena Malakhovskaya Un messaggero Davide Lando Orchestra Filarmonica Italiana Schola Cantorum San Gregorio Magno Maestro del Coro Alberto Sala Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara Pur trasportando l’opera dagli ampi spazi dell’Anfiteatro di Sordevolo e rinunciando alla naturale ambientazione en plein air, posso serenamente affermare e confortato da unanimi pareri, AIDA non ha sofferto, ma con un attento e certosino lavoro di riduzione e contenimento, il teatro ha saputo offrire agli spettatori uno spettacolo di livello e molto coinvolgente! Se vogliamo subito parlare di meriti credo sia difficile individuare chi ne merita di più. L’Equipe Coccia sotto la direzione di Corinne Baroni, funziona e funziona bene! Il progetto Sordevolo, Opera che passione, è nato solo nel 2023 proprio grazie all’intuizione della direttrìce Baroni e va ad intersecare gli interpreti e figuranti della Passione con il Coro e l’ensemble scenico operistico. Inaugurata con Nabucco, prosegue quest’anno con Aida che ha accettato le avverse previsioni metereologiche, ma non ha rinunciato ad essere vissuta dagli spettatori. Per la messa in scena, il regista Alberto Jona ha avuto l’intuizione di servirsi di una coincidenza storico logistica per inserimenti rivitalizzanti l’opera. Jona rileva che Ernesto Schiapparelli, “sommo egittologo che diresse dal 1894 alla morte nel 1928 il Museo Egizio di Torino” era nato a Occhieppo Inferiore, cioè a 3 chilometri da Sordevolo, nel 1856. Questo legame fa riaffiorare in modo prepotente tutta una serie di elementi che vanno ad intersecarsi con le ragioni della commissione dell’opera a Verdi e con il racconto di Auguste Mariette, egittologo di fama a sua volta, che fornì il soggetto di Aida: esotismo ma anche colonialismo, contornano la vicenda di Aida che abiterà una sorta di Wunderkammer tardo-ottocentesca, fatta di reperti, statue, sarcofaghi e papiri pronti per essere “trasportati” verso l’Europa. (Come si evince dalle stesse note di regia). Alla direzione d’orchestra il trentasettenne messinese Marco Alibrando abilmente miscela le conoscenze acquisite al temperamento giovanile, ma estremamente equilibrato trae sonorità di dolcezza infinita alternate all’impeto caratterizzante la composizione verdiana. Dirige l’Orchestra italiana con un bel gesto attento a tutti ed i professori nel golfo mistico sono veramente da applaudire per le belle sonorità mai sovrastanti il canto, ma all’unisono con esso. Le scene di Matteo Capobianco, che credo in teatro siano state ridotte all’osso, risultano sufficienti per ambientare l’opera nelle stanze dei reperti; molto interessanti le proiezioni di Luca Attili che hanno veramente permesso all’Opera di vivere scenicamente, complici le luci disegnate da Ivan Pastrovicchio in collaborazione con lo stesso regista. I costumi che abbiamo potuto vedere sul palco alcuni erano veramente d’effetto ed aiutavano nella costruzione del personaggio, in...

ETTORE PAGANO E CAMERATA DUCALE – VIOTTI FESTIVAL

ETTORE PAGANO E CAMERATA DUCALE – VIOTTI FESTIVAL
Finale con il botto per la 26ma edizione del Viotti Festival: non solo concerti ma Stradivari in mostra, performance teatrali, risotto e gelato ‘Viotti’ !! ETTORE PAGANO E CAMERATA DUCALE – VIOTTI FESTIVAL Sabato 25 maggio 2024 Teatro Civico | Via Monte di Pietà, 15, Vercelli ETTORE PAGANO violoncello GUIDO RIMONDA direttore CAMERATA DUCALE PROGRAMMA G. B. Viotti Adagio e rondeau per violoncello e orchestra R. Schumann Concerto per violoncello e orchestra in la minore, op.129 W. A. Mozart Sinfonia n. 41 in do maggiore “Jupiter”, K 551 Prima del concerto ho visitato la Mostra degli Stradivari in esposizione per la 26ma edizione del Viotti Festival; sicuramente iniziativa pregevole ed affascinante, curata nei dettagli e che si è avvalsa di celebri attori per la multimedialità e della conoscenza e cortesia della direttrice artistica Cristina Canziani che ha accolto i visitatori nell’ultima sala con gli storici violini in mostra! Al di là della preziosa storicità è stato emozionante trovarsi di fronte a tanta bellezza! Sicuramente tutto il mondo conosce l’Inno nazionale francese ovvero ‘La Marsigliese’, ma pochi ne conoscono il compositore, ovvero il vercellese Gian Battista Viotti cui è dedicata la mostra e la stagione festivaliera conclusasi al Teatro Civico di Vercelli il 25 maggio, dopo una quarantina di iniziative artistico musicale. Il concerto ‘finale con il botto’ ha visto sul palco il ventunenne violoncellista Ettore Pagano, che a dispetto della giovanissima età esprime eclettica bravura, tecnica eccezionale e interpretazione carismatica. Ha già suonato per le platee più celebri al mondo e si sta affermando quale uno dei più grandi violoncellisti, non per nulla si è già esibito anche al Quirinale per il Concerto della Festa della Repubblica alla presenza del Capo dello Stato. Il programma ha giustamente previsto quale apertura Gian Battista Viotti e poi Schumann in concerti per orchestra e violoncello dove Pagano ha veramente dato tanto, senza mai ergersi sopra l’orchestra che diretta da Guido Rimonda ha confortato il pubblico con un suono d’insieme molto avvolgente e bello a sentirsi. Con la ‘Jupiter’ di Mozart la Camerata Ducale ha davvero scaldato gli animi; gli Orchestrali sono in gran parte giovani come le prime parti, al violino Giulia Rimonda ed al violoncello Giorgio Lucchini. Ettore Pagano ha offerto ben tre bis ed in due ha coinvolto la ‘fantastica sezione dei violoncelli’ come ha lui stesso annunciato; questa condivisione con i colleghi in orchestra non ha fatto che accrescere il suo fascino carismatico già evidenziato nell’interpretazione. Sinceramente una bella stagione conclusasi con il sorriso sulle labbra degli spettatori e tanta fatica ed impegno sulle spalle degli organizzatori! La Musica vince sempre. Renzo...

CAVALLERIA RUSTICANA e PAGLIACCI – Teatro Coccia Novara 10 maggio 2024

CAVALLERIA RUSTICANA e PAGLIACCI – Teatro Coccia Novara 10 maggio 2024
I sentimenti umani: quante reazioni, accettazioni, rifiuti, adattamenti e ribellioni scaturiscono dall’animo umano ferito, vilipeso, tradito! Il caso è proprio questo…il binomio della tragedia in lirica, ovvero Cavalleria e Pagliacci: diverse storie e stessi sentimenti ed epilogo!   CAVALLERIA RUSTICANA e PAGLIACCI – Teatro Coccia Novara 10 maggio 2024 Musica di PIETRO MASCAGNI/RUGGERO LEONCAVALLO Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci/Ruggero Leoncavallo Direttore Fabrizio Maria Carminati Regia Matteo Mazzoni Scene Matteo Capobianco Costumi Roberta Fratini Visual Designer Luca Attili Luci Ivan Pastrovicchio Santuzza – Cristina Melis Turiddu – Zizhai Guo Lucia – Giorgia Gazzola Alfio – Marcello Rosiello Lola – Mariangela Marini Nedda- Alessandra Adorno Canio – Gustavo Porta Tonio – Marcello Rosiello Peppe- Enrico Maria Piazza Silvio – Andrea Piazza Orchestra Filarmonica Italiana Schola Cantorum San Gregorio Magno Maestro del Coro -Alberto Sala Coro voci bianche di Novara Maestro del Coro – Paolo Beretta Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara Il classico binomio di Cavalleria Rusticana e Pagliacci , nella messa in scena al Coccia di Novara è realizzato con un solo impianto scenico, tratteggiato da caratterizzazioni sceniche per ognuna delle due storie a forte valenza sociale e ben inserite nel momento storico in cui avvengono, ispirate a fatti di cronaca realmente accaduti. La scelta delle proiezioni in 3d è sempre vincente: aumentano gli spazi e restando dentro alla narrazione qui rappresentata in modo classico, che ben fotografa la dura realtà delle campagne, della terra e l’immersione totale nell’acqua! Risulta anche interessante la proiezione del siparietto con Arlecchino e Colombina ai lati: la classicità incontra il contemporaneo senza invadenze, ma con rispetto della storia e della partitura. Apprezzabili il Visual designer Luca Attilii, e lo scenografo Matteo Capobianco, con una doverosa evidenza per il regista Matteo Mazzoni che ha curato dettagli quali il pulirsi la bocca di Santuzza dopo aver urlato ‘A te la mala Pasqua’ o Mamma Lucia che presagisce la morte di Turiddo e lo segue verso l’orto del duello per arrestarsi conscia dell’inevitabile. Quale cronaca contemporanea non mancano scene di violenza all’interno della coppia. Il ‘Verismo’ in scena nell’abbinamento delle due opere, risale al 22 dicembre 1893 al Metropolitan di NewYork dove per la prima volta le commoventi arie di Mascagni e Leoncavallo si alternarono in un susseguirsi di emozioni. E’ realmente difficile non commuoversi all’Intermezzo di Cavalleria o ‘Mamma quel vino è generoso’ preludio alla tragedia, così come in ‘Pagliaccio non son’ in Pagliacci con l’atteso ‘Prologo’ per poi ultimare con la beffarda battuta ‘La Commedia è finita’. Venendo alle voci interpretative di questa edizione novarese si può globalmente apprezzare il cast, il Coro della Schola Cantorum Gregorio Magno sempre eccellente sotto alla direzione di Alberto Sala quanto le voci bianche dirette da Paolo Beretta. Santuzza incontra Cristina Melis che interpreta con passione e bei colori; Zizhai Guo sale sul palco nel ruolo di Turiddo e si fa apprezzare per l’indubbia duttilità. Lucia Gazzola, contralto ben timbrato e molto accorata. Marcello Rosiello lo troviamo convincente prima in Alfio e poi in Tonio sia musicalmente che attorialmente. Mariangela Marini è accattivante e ‘fedelmente’ sprezzante in Lola e Alessandra Adorno ben si trova in Nedda che interpreta con agilità. Gustavo Porta sa travalicare abilmente la realtà che prevarica la finzione e vocalmente è assolutamente credibile con bei toni. Andrea Piazza è appassionatamente un brillante Silvio. I costumi di Roberta Fratini caratterizzano bene i vari personaggi e sempre interessanti le luci di Ivan Pastrovicchio. Fabrizio Maria Carminati, ben conosciuto direttore, tiene l’Orchestra Filarmonica Italiana con un...

AVI AVITAL – ENSEMBLE CAMERATA DUCALE | VIOTTI FESTIVAL – 4 maggio 2024

AVI AVITAL – ENSEMBLE CAMERATA DUCALE | VIOTTI FESTIVAL – 4 maggio 2024
Le ricorrenze vanno celebrate e per i 200 anni dalla morte del grande compositore vercellese Gian Battista Viotti, La‘Camerata Ducale’ ha calendarizzato una serie di concerti celebrativi, raccolti nelle ventiseiesima edizione del ‘Viotti Festival’ nel cuore pulsante di Vercelli, il Teatro Civico. AVI AVITAL – ENSEMBLE CAMERATA DUCALE | VIOTTI FESTIVAL D. Bruce, S. Tsintsadze, A. Piazzolla, B. Bartók, A.Avital Sabato 4 maggio 2024 ore 21.00 Teatro Civico | Via Monte di Pietà, 15, Vercelli Avi Avital mandolino Giulia Rimonda violino Alexander Goldberg violino Lorenzo Lombardo viola Giorgio Lucchini violoncello Tommaso Fiorini contrabbasso Amir Wahba percussioni Il VIOTTI FESTIVAL è la stagione concertistica della Camerata Ducale che dal 1998 rappresenta una delle più interessanti realtà musicali del panorama nazionale ed internazionale. La rassegna “Viotti Festival” nasce da un’idea dei fondatori dell’Associazione Camerata Ducale, il Maestro Guido Rimonda direttore musicale e la moglie Cristina Canziani direttrice artistica, con l’obiettivo di far riemergere dall’oblio le composizioni di Giovan Battista Viotti e altri celebri autori vissuti a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento. Il solista ospite della serata è l’eclettico e carismatico mandolinista Avi Avital primo solista di mandolino che sia stato nominato per un Grammy Award per la musica classica e ritenuto il più bravo mandolinista al mondo. Il New Yor Times lo ha definito appassionato ed “esplosivamente carismatico” ed effettivamente coinvolge il pubblico accalappiandolo emotivamente con umiltà e maestria. Avi Avital ha studiato mandolino all’Accademia Musicale di Gerusalemme e al Conservatorio Cesare Pollini di Padova e suona su un mandolino del liutaio israeliano Arik Kerman esaltando le sue esplorazioni tra i vari generi musicali. Il concerto presentato al “26 Viotti festival” è preceduto da un incontro al Ridotto del Civico condotto dalla direttrice artistica Cristina Canziani e dallo stesso Avi Avital che con la semplicità dei grandi ha raccontato alcuni particolari sulla musica che si andrà poi a sentire. La Musica è esplosiva e colorata per farsi poi intima e meditativa con la vitalità delle musiche dei Balcani e con il sentimento più struggente di popoli provati… e così le festose risate nei cortili e nei prati si dileguano miti in malinconici sguardi: Piazzolla e Bartok, stasera superbamente interpretati, esprimono esattamente tutto l’arcobaleno dei sentimenti e delle sensazioni. A titolo di citazione non si può ignorare il brano di Bruce in tre movimenti che rappresentano la saga della vita attraverso le immagini dell’alba che scaturisce dal nulla, il mezzogiorno che si espande in colori vitali ed esplosivi e poi il tramonto raccolto e saggio; la scrittura è rilevante e come la vita finisce nel punto da cui si è arrivati, così il brano termina con le stesse note dell’inizio con la sequenza a rovescio per finire in un sussurro impalpabile! Sul palco, nella presentazione del brano, Avital racconta della definizione che l’autore ha dato del suono del mandolino: “il colore dell’oro… del sole” e non si può che comprenderne tutta la motivazione. L’ultimo brano del programma è Avi’s song, composta dallo stesso Avital e per il bis Danze rumene di Bartok. Il metro sensibile del “mi piace” o “non mi piace” qui vede vincente il “mi piace”! Avital è caparbiamente bravo, eclettico e virtuoso e le sue abilità rafforzate da quelle della Camerata Ducale Ensemble, esplodono nei duetti con Giulia Rimonda, sensibile interprete di avvolgente dolcezza, e con Amir Wahba mai invasivo con le percussioni che restano ritmicamente discrete. La Musica vince sempre Renzo...

IL PAESE DEI CAMPANELLI – Teatro Coccia Novara – 1 ottobre 2023

IL PAESE DEI CAMPANELLI – Teatro Coccia Novara  – 1 ottobre 2023
Arte, Opera, Sinfonica….certo son grandi cose, ma anche il puro divertimento , seppur ben contestualizzato socialmente, è piacevole da vivere e condividere !! IL PAESE DEI CAMPANELLI – Teatro Coccia Novara – 1 ottobre 2023 Musica di CARLO LOMBARDO e VIRGILIO RANZATO Operetta in tre atti su libretto di Carlo Lombardo Bombon Maritina Tampakopoulos Nela Francesca Sassu Ethel Silvia Regazzo Pomerània Federico Vazzola Hans Norman Reinhardt La Gaffe Francesco Tuppo Attanasio Prot Stefano Bresciani Tarquinio Brut Fabio Rossini Basilio Blum Pasquale Buonarota Tom Leonardo Alberto Moreno Direttore Roberto Gianola Regia Alessandro Talevi Scene e costumi Anna Bonomelli Coreografie Anna Maria Bruzzese Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina Coro AsLiCo Orchestra Filarmonica Italia Fondazione Paolo Grassi – 49° Festival della Valle d’Itria Il 23 novembre del 1923, quindi 100 anni fa, andava in scena al Lirico di Milano, nientemeno che “Il Paese dei campanelli”, un’operetta in tre atti di Carlo Lombardo! La tranquilla atmosfera di un piccolo paese forse olandese, ma comunque di fantasia e che vive delle sue credenze e delle sue tradizioni, viene scompigliato dall’irruzione di marinai in forzata permanenza, ma che approfittano dei desideri repressi delle donne e mogli del paesello per trovare il modo di non annoiarsi e vivere quel forzato arresto nel modo più eroticamente possibile. La regia di Alessandro Talevi non trascura certo questo aspetto erotico, quando in quadri a fondo scena si vedono chiaramente gli atti sessuali dei marinai con le mogli “fedeli” del villaggio. Ma neppure gli uomini-mariti saranno fedeli quando le mogli dei marinai verranno a cercare i propri mariti! Esilarante! E’ da rilevare che il quadretto rappresentato è in verità il “quadro” della società benpensante del “si fa, ma non si dice” di quei tempi, che per strani versi può applicarsi ancora oggi. La narrazione descrive un’epoca e la regia e scenografia trasportata sul ponte di un transatlantico accentua il “senza tempo” di certe situazioni che si perpetuano a dispetto dell’evoluzione e del progresso. «Duetti con sgambettamenti e molta pornografia sparsa nei dialoghi e nell’intreccio del libretto». Così bollava il genere operettistico il “Giornale del teatro” nel 1918. Non andava meglio nel 1926 in piena era fascista quando su “Il Giornale d’Italia” si potevano leggere questa parole: «Guasto prodotto industriale che non ha nulla a che vedere con l’arte […] Musica fox-trotteggiante che sa di cocaina lontano un miglio […] Apoteosi della negromusicomania». L’operetta italiana, insomma, non si voleva conformare a quella “italianizzazione” propugnata dal regime, si rifiutava di risalire «alle fonti della nostra sana comunità, immortalata in opere che sono il vanto della nostra letteratura nazionale, ripetere i motivi di quella che fu la gloriosa opera buffa italiana». Ma al pubblico poco importava e si lasciava trasportare da quelle storie assurde piene di musica accattivante. Le arie sono celeberrime e in questa edizione pure interpretate da voci liriche di tutto rispetto, privilegiando forse le voci femminili a quelle maschili sono infatti ben apprezzabili le interpretazioni di Maritina Tampakopoulos nel ruolo di Bonbon decisamente brillante ed ammiccante, di Francesca Sassu in Nela e di Silvia Regazzo in Ethel. Un cenno molto particolare va a Federico Vazzola che “en travesti” interpreta con misurata ironia il ruolo di Pomerania portandola a protagonista indiscussa. L’Orchesta Filamonica Italiana è stata diretta con grande equilibrio e liricità da Roberto Gianola che ha saputo trarre dei bei momenti musicali esaltando i ben noti duetti ed arie. Divertenti i costumi, gli animali fantastici come la zebra che danza e simpatica l’ambientazione; Realizzazione coprodotta con 49^ edizione Festival...

FATTI D’ARTE e INTRECCI DELL’ESISTERE 2023 – Palazzo Ferrero – Biella 23 settembre

FATTI D’ARTE e INTRECCI DELL’ESISTERE 2023 – Palazzo Ferrero – Biella 23 settembre
Biella è la città della lana e pochi anni fa ospitava le fabbriche dei più grandi nomi della moda italiana. Ora le situazioni economiche sono cambiate nel mondo intero, ma Biella conserva senza dubbio questo riconoscimento e persegue la celebrazione culturale delle sue peculiarità territoriali. FATTI D’ARTE e INTRECCI DELL’ESISTERE 2023 – Palazzo Ferrero – Biella 23 settembre Una passeggiata nel Borgo del Piazzo, nella parte alta di Biella è senza dubbio un cammino attraverso la propria anima tra i ricordi e le sensazioni di serenità e pace. Questo luogo è ricco di palazzi e dimore che celebrano le vestigia del passato, mantenendo vivo il ricordo con lo sguardo ben centrato al presente ed al futuro, infatti queste non sono abbandonate al decadimento o quanto meno al recupero parziale, ma sono edifici mantenuti vivi con l’arte, la musica, la cultura e la convivialità. Tra le iniziative del momento : “Il Giardino dell’Anima” di Elham M. Aghili, inserita nella rassegna “Intrecci dell’Esistere”, è la sezione particolare che “Fatti ad Arte” dedica agli artisti che usano le fibre (fibre tessili/lana) per realizzare le loro opere . Direi che l’installazione di Elham Aghili è la colorata, allegra e intima rappresentazione del giardino dell’anima, ripercorrendo le tradizione delle due… L’atmosfera meditativa e nel contempo di grande bellezza dei giardini persiani chiamati Pairdis, parola da cui ha avuto origini il termine Paradiso, ha ispirato profondamente la poetica di Elham Aghili…”, la quale coglie con poesia e colore i dettagli della natura espandendoli con visione poetica e sensibile lasciando spazio all’immersione individuale per espandersi fino al ‘Paradiso’. Nelle note di sala si legge “…Ed è la lana che Elham in prevalenza sceglie per creare, questa fibra che accompagna l’umanità da millenni, protettrice e materna, morbida e avvolgente che diventa selva e foresta, che ci invita ad esserne parte…” Nella sala attigua si incontrano, in un’atmosfera rarefatta e delicata, le opere di Lucio Bubacco, ovvero “Il respiro lieve del vetro”. Murano, è sicuramente il centro del mondo per l’arte di lavorare il vetro e Lucio Bubacco davvero rappresenta un “unicum”, riuscendo a concentrare armonia, forma e movimento nei suoi lavori ovviamente statici, ma che nell’occhio di chi osserva si trasformano in movimento elegante e raffinato. Il Maestro utilizza l’antica tecnica a lume con abilità artistica ed artigiana al punto da divenire uno degli artisti più apprezzati al mondo. Difficilmente ci si puo’ ritrovare immersi nei colori delle trasparenze che trasportano in mondi temporalmente lontani e fanno rivivere emozioni antiche con il fiato sospeso, quasi il solo sguardo potesse infrangere tanta bellezza. Poche parole non sono sicuramente esaustive, ma ci si augura che le immagini fotografiche riescano anche solo in minima parte a trasferire l’emozione di intimità che le opere per di sé fragili sanno trasmettere… “La Bellezza salverà il mondo”, o almeno chi sarà in grado di riconoscerla, apprezzarla e viverla in ogni suo momento…. Renzo...